L’oasi della DMZ coreana è in pericolo

Torino, 22 marzo 2008

Con l’acronimo inglese DMZ (che sta per De-Militarized Zone, cioè zona smilitarizzata) viene indicata una striscia di terra larga circa 4 km che si snoda in maniera curvilinea nei pressi del 38° parallelo tra la Corea del Nord e la Corea del Sud. La DMZ fu creata subito dopo che fu firmato un armistizio tra le due Coree il 27 giugno 1953. Da allora, tra l’altro, nulla è stato fatto per cui, tecnicamente, le due nazioni sono ancora in stato di guerra, temporaneamente sospesa con quell’armistizio.

La guerra coreana provocò 178.569 morti, e fu causata, in fondo, dal conflitto tra la società comunista (simboleggiata dall’Unione Sovietica), che in Corea del Nord ha assunto una forma politica dittatoriale, e quella di tipo occidentale (simboleggiata dagli USA), che in Corea del Nord ha assunto una forma politica più democratica. Il conflitto si è protratto per diversi anni consumando le risorse e distruggendo il territorio coreano senza che si vedesse la fine della guerra. Pertanto, l’ONU e la Cina, alleata con la Corea del Nord, decisero di sospendere la guerra, e poi firmarono un armistizio. L’armistizio definì una linea di demarcazione che tagliava la penisola coreana dall’estremo est all’estremo ovest per 248 km. A partire da questa linea fu creata la zona smilitarizzata, una fascia larga 2 km sia verso Nord che verso Sud, per un totale quindi di 4 km. Le due linee di demarcazione si chiamano la linea di confine meridionale e settentrionale della DMZ. Nella DMZ è proibito l’ingresso alle forze armate ed ai civili, ed è anche ovviamente vietata la creazione di basi militari. Inoltre, dal confine meridionale della DMZ si estende un’ulteriore area proibita ai civili per circa 5-20 km. La superficie complessiva della DMZ e dell’area proibita ai civili, prese insieme, è pari a 90.703 ettari (ha), tra cui le montagne occupano il 70%, mentre il restante 30% è composto da prati. 

Recentemente, per fortuna, si sta assistendo ad un graduale riavvicinamento tra i governi delle due nazioni. Negli ultimi anni (da circa 8 anni) i rappresentanti politici dei due governi hanno acconsentito agli scambi tra i famigliari separati dalla guerra (separazione che dura orai da oltre mezzo secolo). Tali scambi sono stati favoriti dalle numerose promesse di aiuti economici unilaterali da parte della Corea del Sud, aiuti che hanno come obbiettivi lo sviluppo di infrastrutture e le costruzione di zone industriali in Corea del Nord, per dare aiuto ai “fratelli più poveri”. Le zone in cui si sono concentrati tali aiuti economici sono situate soprattutto lungo la DMZ. Il supporto “fraterno” della Corea del Sud verso i fratelli settentrionali sono certamente un raro esempio di benevolenza e sono un esempio di atto rivolto verso la pacificazione dell’estremo oriente asiatico.

Tuttavia, c’è sempre un risvolto negativo in tutte le azioni umane, e la comunità delle ambientalisti è molto preoccupata in quanto tali atti di benevolenza stanno distruggendo, da un lato volontariamente e dall’altro involontariamente, l’ecosistema della DMZ. Infatti, la DMZ è nello stesso tempo un simbolo di ostilità e un esempio di soluzione instabile (perché teoricamente potrebbe riprendere in ogni momento la guerra civile), ma anche, ironicamente, un’area incontaminata da oltre mezzo secolo. Infatti, grazie al fatto di essere rimasta inviolata dagli uomini ed al divieto dello sviluppo di strutture civili e militari, la DMZ e l’area proibita ai civili sono rimaste in un stato naturale quasi primitivo. 

Gli ultimi studi sull’ecosistema della DMZ effettuati dal centro studi delle due Coree hanno rivelato che, nonostante sia impossibile specificare con certezza i numeri, nella DMZ vivono alcune specie vegetali (alberi e fiori rari) ed animali ormai pressoché estinte nel resto della penisola: in particolare, circa un terzo delle 2900 specie di piante coreane, metà delle 70 specie di mammiferi terrestri coreani ed un quinto delle 320 specie di uccelli coreani. Nelle mezze stagioni, inoltre, gli uccelli migratori vi si fermano per riposarsi e nutrirsi durante il loro lungo viaggio.

Anche se già fin dagli anni ’70 del 1900 le due Coree hanno intrapreso alcuni progetti di sviluppo all’interno della DMZ e nelle zone circostanti in modo pacifico, grazie ad una serie di conferenze al vertice intercoreane, una spinta più decisa si è registrata dopo la conclusione della conferenza al vertice avvenuta nel 2000, nella quale è stato deciso reciprocamente di iniziare uno sviluppo economico in tale zona. Da allora, alcuni progetti sono già stati conclusi e molti in corso. Sono state riattivate due linee ferroviarie Nord-Sud che erano state interrotte ed abbandonate a causa della chiusura del confine. È stata costruita una zona industriale a Kyesung, in Corea del Nord, nella parte occidentale della linea di demarcazione settentrionale. Inoltre, nella regione più orientale della DMZ, verso la linea di demarcazione settentrionale (quindi, in Corea del Nord), c’è una montagna molto famosa per la sua bellezza (si chiama Geumgangsan) che è ormai aperta al pubblico da 2 anni, per cui un sacco di turisti, soprattutto sudcoreani, vanno su e giù in automobile per visitarla.

Se queste iniziative sono lodevoli in quanto sono esempi di distensione e cooperazione economica, rappresentano però anche esempi di intrusione degli uomini e delle attività umane in un luogo che è rimasto per oltre mezzo secolo una sorta di paradiso degli animali e delle piante. Gli ambientalisti temono che le iniziative di sviluppo economico già intraprese e quelle future invadano questo paradiso quasi incontaminato provocando effetti devastanti. Già adesso, infatti, i soldati sudcoreani affermano che è difficile vedere gli animali in giro anche con il binocolo nelle stesse zone della DMZ nelle quali, qualche anno fa, gli stessi animali erano visibili ad occhio nudo. Anche il regno vegetale subisce degli attacchi: infatti, il maggior flusso di camion per il trasporto delle merci e di autoveicoli ha introdotto semi di piante non presenti in zona, che ora stanno gradualmente prendendo il posto della vegetazione originaria. Ancor peggio, gli scarichi della zona industriale di Kyesung stanno inquinando l’area intorno al fiume Imjin (che corre lungo la parte occidentale della DMZ), che era un’oasi incontaminata di incomparabile bellezza, in quanto il centro industriale non ha la competenza di ripulire le acque dai rifiuti tossici e dalle sostanze chimiche, che quindi entrano direttamente nel fiume.

Come se tutto ciò non bastasse, si aggiunge anche una prospettiva allarmante (dal punto di vista della tutela di questo ecosistema unico al mondo): una proposta del Ministero della Difesa sudcoreani, attualmente in attesa di approvazione in Parlamento, prevede di ridurre l’area proibita ai civili a ridosso della DMZ dagli attuali 15 km a 10 km. La motivazione è che questo provvedimento faciliterebbe lo sviluppo economico della zona. Probabilmente, se tale iniziativa del Ministero sarà approvata, il risultato sarebbe la diminuzione dell’”area proibita ai civili” di circa un sesto, ed in questo territorio le imprese edilizie poterebbero costruire edifici alti, come è consuetudine in Corea. Il rischio è che, con i provvedimenti sopra menzionati ed alla luce delle pratiche abituali, questa iniziativa provocherebbe speculazioni che potrebbero far lievitare i prezzi dei terreni a livelli altissimi, il che potrebbe portare ad uno sfruttamento feroce del territorio.

Il governo sudcoreano, allarmato dalle preoccupazioni nazionali ed internazionali e dalla prospettiva di uno sviluppo selvaggio e senza freni della zona, ha dichiarato, molto in ritardo, che prenderà dei provvedimenti al fine di conservare il rimanente ecosistema e di proteggere l’area dalle mani di chi specula e rischia di distruggere il territorio con la pretesa di favorire lo sviluppo intercoreano. Secondo questi progetti di salvaguardia, tardivi, sarebbe prevista l’istituzione di un parco naturale nell’ambito del Programma MAB (Man And Biosphere programme) dell’UNESCO lungo l’intero corso della DMZ, inclusa l’area proibita ai civili.

La speranza è che, nonostante ormai la porzione dell’area incontaminata della DMZ e dei territori limitrofi incontaminati si sia ridotta notevolmente rispetto al passato, la forte volontà di mantenere lo stato il più naturale possibile in tale area ed i provvedimenti politici di cui si è parlato consentano di evitare che si verifichi il famoso proverbio “chiudere la stalla quando sono fuggiti i buoi”.


Il trattato collegato all’armistizio del 27 giugno 1953 prevedeva una linea di demarcazione territoriale, che fu scelta nel pressi del 38° parallelo: tale linea, che ancor oggi divide la penisola in due parti (Nord e Sud), è lunga circa 250 Km dall’estremo Ovest all’estremo Est. A partire da questa linea fu creata una zona smilitarizzata (DMZ), una fascia larga 2 Km sia verso Nord che verso Sud, per un totale quindi di 4 Km. Le due linee di demarcazione si chiamano la linea di confine meridionale della DMZ (남방한계선) e quella settentrionale (북방한계선). Nella DMZ è proibito l’ingresso alle forze armate ed ai civili, ed è anche vietata la creazione di basi militari. L’area proibita ai civili (민통선) è invece una zona che fu creata un anno dopo la firma dell’armistizio per volontà del governo sudcoreano (in Corea del Nord non c’è una zona equivalente). Essa si espande per circa 5~20 Km a partire dalla linea di confine meridionale della DMZ, ed il suo obbiettivo è quello di assicurare all’autorità militare di proteggere gli stabilimenti, di far svolgere le esercitazioni in sicurezza ed in segretezza, e di mantenere segrete le informazioni.

Immagine da satellite presa da Google Maps che mostra un ingrandimento del confine tra le due Coree. La DMZ si snoda lungo una linea sinuosa sal mar Giallo (ad ovest) fino al mare Orientale (ad est). Nell'immagine si intravede anche la posizione di Seul, in basso leggermente a sinistra , dove il fiume Han mostra due anse ed assume una configurazione a forma di W
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Foto di uno degli ingressi sudcoreani nei pressi della DMZ, vicino ad Imjingang. La foto è presa da Wikipedia.

L'inizio della zona di demarcazione meridionale. La foto è presa da Igougo.

Veduta estiva della DMZ nei pressi di Panmunjom. La foto è presa da Koreanwar-educator.

Veduta invernale della DMZ. La foto è presa da Koreanwar-educator.

Una delle toccanti immagini delle riunioni familiari avvenute a partire dall'estate 2000 e volute dagli allora presidenti Kim Dae-Jong (Corea del Sud) e Kim Jong-Il (Corea del Nord). L'improvvisa istituzione della DMZ ha spesso mantenuto separati membri della stessa famiglia (genitori e figli, ma anche mariti e mogli, separati a causa della guerra o delle deportazioni) per oltre mezzo secolo. Fino a tale data, infatti, nessun sudcoreano ha potuto né entrare in Corea del Nord né mantenere corrispondenza, e viceversa. Molti dei protagonisti sono ormai deceduti, ma alcuni (pochi) anziani hanno avuto la gioia di poter rivedere i propri familiari. Foto tratta dal sito BBC
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Esempio di come appare incontaminata l'oasi naturale della DMZ e dell'area proibita ai civili. Da questa immagine traspare una sensazione di pace e di serenità che stona totalmente con la considerazione che è stata creata per separare due porzioni della stessa nazione per motivi politici e che è stata la causa della separazione di membri della stessa famiglia per oltre mezzo secolo.

Immagine di un Lenok, anche detto trota della Manciuria, un pesce dhe vive nelle acque incontaminate all'interno della DMZ ed anche in Corea del Sud. Foto tratta da Midcurrent.

Gru dal collo bianco (Grus vipio) prosperano lungo la DMZ. Foto tratta da NationalZoo.

Gru dal collo rosso (Grus japonensis) vivono anche nella DMZ. Foto tratta da Savincranes.

Alcuni esemplari di Gorani stanno nuotando nelle acque all'interno della DMZ. Foto tratta da Ohmynews

Un esemplare rarissimo di Jeoheose (ce ne sono soltanto 26 in tutta la DMZ). Foto tratta da Science Korea.

Un esemplare di fiore di Choron, una pianta rarissima dai fiori a campanula che vive soltanto nella DMZ. Foto tratta da TourDMZ.

Un esemplare di fiore di Eunnancho (orchidea d'argento), un'altra pianta che vive soltanto nella DMZ. Foto tratta da TourDMZ.

Un esemplare di Bemtalghi, una varietà simile alla fragola che è rarissima e che vive anch'essa soltanto nella DMZ. Foto tratta da TourDMZ.

Il testo qui riportato è una composizione di notizie provenienti da varie fonti, alcune delle quali in coreano (per la cui traduzione si ringrazia Baek Nan-Young).

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