Torino, 17 febbraio 2008
Lo scorso 12-13 febbraio l'ONU ha
proclamato il 2008 come Anno Internazionale del Pianeta Terra (
International Year of Planet Earth - IYPE). L'evento è stato
celebrato a Parigi presso la sede dell'UNESCO. Data la sua importanza,
ho deciso di riassumere i punti più salienti. Informazioni
più dettagliate si trovano sul sito di IYPE e sul sito della Commissione dell'IGU sulla Sostenibilità Idrica.
IYPE è stato progettato per favorire la divulgazione presso
l'opinione pubblica e per incrementare le attività di ricerca su
tematiche di Scienze della Terra al fine del miglioramento della
qualità della vita e la salvaguardia del pianeta. Le conoscenze
in questo campo possono servire a proteggere le proprietà ed
anche a salvare vite umane in occasione di eventi naturali
catastrofici, come terremoti, alluvioni, maremoti, ecc. Inoltre, le
conocenze scientifiche possono venire in aiuto della crescente
necessità di utilizzare le risorse naturali del pianeta da parte
di una popolazione in continuo aumento. Uno degli obbiettivi di
IYPE è quello di sviluppare una nuova generazione di esperti per
trovare nuove risorse e per garantire uno utilizzo più
sostenibile del territorio.
IYPE è stato voluto dall'Unione Internazionale delle Scienze Geologiche (IUGS) e dall'UNESCO, ed è stato fondato da 12 partner, a cui si sono associati successivamente altri 26 partner nazionali e 13 internazionali. Inoltre, tutti i 191 paesi membri delle Nazioni Unite hanno votato a favore della risoluzione ONU del 2008 che ha proclamato l'IYPE. Durante le fasi iniziali, è stata la delegazione della Tanzania ad aver spinto notevolmente sia presso l'UNESCO sia presso l'ONU per ottenere il supporto per questa iniziativa, già nel 2005. Tecnicamente, l'organizzazione di IYPE è non-profit (e non-religiosa), ed è registrata negli Stati Uniti, mentre il suo consiglio di amministrazione, un segretariato, ha sede in Norvegia. I Patroni di IYPE sono il fondatore, cioé il Presidente della Namibia, Sam Nujoma, l'ex presidente della Tanzania, Benjamin Mkapa, il Presidente del Consiglio di Amministrazione angloamericano, Sir Mark Moody-Stuart, l'ex Primo Ministro dell'Olanda, Ruud Lubbers, ed infine il re Carlo XVI Gustavo di Svezia. Dal 11 gennaio 2008, i comitati nazionali sono operativi in 62 Paesi: Albania, Argentina, Australia, Austria, Belgio, Brasile, Bulgaria, Camerun, Canada, Cile, Cina, Cipro, Costa Rica, Corea, Cuba, Danimarca, Egitto, Estonia, Etiopia, Federazione Russa, Finlandia, Francia, Gambia, Georgia, Germania, Giappone, India, Indonesia, Iran, Iraq, Irlanda, Israele, Italia, Lettonia, Lituania, Malesia, Marocco, Messico, Mongolia, Mozambico, Namibia, Norvegia, Nuova Zelanda, Paesi Bassi, Perù, Polonia, Portogallo, Repubblica Ceca, Regno Unito, Repubblica Slovacca, Romania, Slovenia, Spagna, Stati Uniti d'America, Sud Africa, Svezia, Svizzera, Tailandia, Tanzania, Turchia, Ungheria e Yemen.
In questa pagina si trovano le informazioni relative al comitato italiano, il cui contatto è il geologo Luca Demicheli. La scelta del 2008 come IYPE non ha una motivazione specifica se non quella che, per persuadere i governi di tutto il mondo a fare un uso migliore e più sostenibile delle risorse del pianeta, occorre fare in fretta, perché ormai gli esseri umani hanno il potere di modificare il clima e la salubrità dell'atmosfera e degli oceani (si vedano i raporti dell'IPCC) , e la scala di questi impatti antropici sul sistema terrestre è molto preoccupante. Sapendo inoltre che, al ritmo attule, si prevede che la popolazione mondiale crescerà di almeno un altro 40% entro il 2050, occorre quindi muoversi subito.
I membri di IYPE ritengono che vi siano almeno due buone ragioni per essere ottimisti: la scienza e la cooperazione politica. Per quanto riguarda la prima ragione, la scienza,
le nostre conoscenze sono aumentate enormemente da quando è
stato lanciato, 50 anni fa, il primo satellite nello spazio. Sappiamo
molto di più, oggi, su come funziona il sistema Terra, ed i
nostri sistemi di controllo possono monitorare anche le più
piccole variazioni nel pianeta. Sappiamo come estrarre le preziose
risorse naturali del sottosuolo senza compromettere in maniera
significativa l'ambiente, e possediamo anche la conoscenza necessaria
per porre rimedio ai danni ambientali fatti in passato. Si noti bene:
quando si dice "sappiamo", non vuol dire che "lo facciamo"! Un problema
è invece che non ci sono nel mondo abbastanza scienziati con le
qualifiche necessarie per approfondire lo studio di queste tematiche.
Per quanto riguarda la seconda ragione, la cooperazione politica,
sembra profilarsi di recente una tendenza crescente tra i leader
politici a cooperare nei confronti dei problemi globali urgenti, anche
perché l'unico modo per affrontare gli effetti negativi degli
eventi è quello di cooperare.
L'opuscolo pubblicitario lanciato durante la proclamazione del 2008 come IYPE (reperibile su questo sito)
menziona 10 storie che mostrano come l'importanza di una corretta
comprensione delle scienze della Terra: quando essa è stata
carente, ha portato a disastri evitabili, mentre al contrario, quando
ben impiegata, ha avuto riscontri positivi.
Le cattive notizie
1. Vajont, Italia
Il disastro dell'alluione del Vajont è un classico esempio delle
conseguenze provocate dalla mancata comprensione, da parte degli
ingegneri e dei geologi ufficiali (si vuole tacere, qui, dei risvolti
politici del caso), della natura del problema che erano adibiti a
studiare. Durante la fase di riempimento del lago, un blocco di circa
270 milioni di metri cubi di roccia si staccò da una montagna
adiacente e scivolò nel lago con velocità di circa 30
metri al secondo (circa 110 chilometri all'ora), generando un'onda di
piena che scavalcò la diga e precipitò da un'altezza di
250m sulla valle sottostante, causando la morte di circa
2500 persone. La diga rimase intatta e c'è ancora oggi. Una
corretta comprensione della geologia della montagna avrebbe sicuramente
impedito la catastrofe. Vajont è una località situata
nella parte sud-orientale delle Dolomiti, circa 100 Km a nord di
Venezia. La diga fu costruita allo scopo di fornire energia
idroelettrica per le regioni del Nord Italia. Proposta già nel
1920, i lavori iniziarono nel 1956 e la diga fu ultimata nel 1960,
risultando, con i suoi 265.5 metri di dislivello, la più alta
diga ad arco ricurvo del mondo. In condizioni di operatività, la
diga conteneva 115 milioni di metri cubi di acqua. Maggiori dettagli
sulla parte scientifica del disastro del Vajont su questo sito.
2. Ghiacciaio Kolka, in Nord Ossezia-Alania
La sera del 20 settembre 2002, il ghiacciaio Kolka crollò
precipitando per 24 Km nella gola di Genaldon. Gli abitanti del luogo
ritengono che circa 300 persone avrebbero perso la vita: morti che
avrebbero potuto essere evitate da una corretta sorveglianza del
ghiacciaio, che invece non era stato studiato per oltre un decennio. Il
ghiaccio collassato accelerò lungo il pendio della montagna a
circa 150 chilometri all'ora, e seppellì il villaggio di
Karmadon e le aree adiacenti sotto uno strato di oltre 50m di pietre e
ghiaccio. I geologi locali stimarono che la massa di detriti era
compresa tra 80 e 150 milioni di tonnellate di roccia e ghiaccio,
mentre i danni furono valutati in 15-17 milioni di dollari USA. Che il
ghiacciaio si muovesse era già noto nel lontano 1885.
Diciassette anni dopo, violente precipitazioni causarono il
scivolamento di una sezione del ghiacciaio per una distanza di 12
chilometri, provocando violente slavine che distrussero il villaggio di
Genal e l'area di Tmenikau, uccidendo molte persone. Gli scienziati
dell'Ossezia del nord parlarono spesso della necessità di
istituire un istituto di ricerca per lo studio del flusso dei ghiacciai
nelle aree montane, e probabilmente un programma di questo tipo
potrebbe avere contribuito a prevedere le catastrofi naturali a grande
scala come quella di Kolka, forse salvaguardando le vite umane. Il
precedente movimento del ghiacciaio prima del 2002 si verificò
nel 1969, ed in quell'occasione i residenti di Gizel, verso sui il
ghiacciaio si spostò di circa 4 Km, furono evacuati per
precauzione. In seguito a questo evento, un gruppo di glaciologi fu
istituito per monitorare i ghiacciai del Caucaso del Nord, ma poi fu
sciolto per mancanza di finanziamenti. Maggiori dettagli su questo sito.
3. Lo tsunami dell'oceano indiano del 26 dicembre 2004
Il terremoto di magnitudo 9 che colpì la costa meridionale di
Sumatra, in Indonesia, il 26 dicembre 2004, può essere
considerato in pratica il "Primo Evento Geofisico Globale"
dall'eruzione del vulcano Krakatoa nel 1883. Quasi un quarto di un
milione di persone morirono nel 2004, per la maggior parte sulle zone
costiere dell'oceano Indiano devastate dallo tsunami conseguente al
terremoto. Anche l'oceano Pacifico, a causa della sua conformazione
geologica, è soggetto a grandi terremoti e maremoti, ma il
sistema di preallarme, creato da un programma internazionale di ricerca
e formazione, ha salvato migliaia di vite umane da quando è
stato istituito dagli USA immediatamente dopo la seconda Guerra
Mondiale. Pertanto, lo strumento geofisico per consentire di diramare
un preallarme tsunami esisteva, ma non fu installato nell'Oceano
Indiano, nel quale ci sono Paesi molto più poveri rispetto a
quelli nel Pacifico. In ogni caso, anche l'installazione di un sistema
di preallarme sul modello di quello del Pacifico è una cosa
evidentemente positiva, ma si rivelerà inutile senza la
volontà politica di educare le popolazioni intorno all'oceano
Indiano: un'evidenza del fatto che la scienza, da sola, non è
sufficiente. Maggiori dettagli su questo sito.
4. Le alluvioni: un problema mondiale
Le alluvioni sono la maggiore causa di morte e distruzione di
proprietà in tutto il mondo, più di ogni altra forma di
disastro naturale. Eppure, la maggior parte dei decessi si verificano a
causa della combinazione dei seguenti fattori: a) la mancanza di
consigli saggi sui siti delle costruzioni; b) scarsa o inesistente
strategia di mitigazione (dei danni) nelle regioni soggette ad
alluvioni; c) errori a monte (disboscamenti, edificazioni,
canalizzazioni) che provocano un flusso dell'acqua più veloce
verso valle. I fiumi spesso attraversano i confini nazionali, il che
significa che le decisioni in un Paese devono essere prese tenendo in
considerazione le esigenze degli altri Paesi, e la cooperazione
internazionale è spesso lenta a concretizzarsi.
Nel 2004 la relazione della Banca mondiale ha stimato, in relazione al
costo delle calamità naturali, che 40 miliardi di dollari spesi
nel 1990 per ridurre i rischi avrebbero potuto dimezzare la spese del
decennio successivo per le calamità naturali: da 535 miliardi a
255 miliardi di US$. Allo stesso modo, in Cina, un investimento di 3,15
miliardi di US$ quarant'anni fa avrebbero evitato perdite di 12
miliardi di US$. Tali strategie sono infatti più efficaci quando
si tratta di alluvioni. Le vittime delle alluvioniin Cina sono in
continua diminuzione, anche grazie all'incremento degli investimenti in
materia di protezione, pianificazione ed evacuazione. Negli anni
1930-40, 4.4 milioni di cinesi sono morti a causa delle alluvioni. Nel
periodo 1950-60 invece, sono morti 2 milioni di persone, e negli anni
1970-'80 i morti sono stati 14000.
Le alluvioni, del resto, non sono un problema limitato alle nazioni in
via di sviluppo: se, a parità di severità dell'alluvione,
le perdite di vite umane sono inferiori nelle nazioni sviluppate, le
perdite economiche sono invece nettamente superiori. Inoltre, la
frequenza di alluvioni è in aumento (forse una causa del
riscaldamento globale in atto) a causa di una maggiore frequenza di
eventi piovosi violenti ("storminess"), l'incremento delle
canalizzazioni dei fiumi, il disboscamento dei bacini, la diffusione
delle superfici antropiche impermeabili, l'incremento continuo della
pressione antropica per la costruzione di nuove infrastrutture ed
abitazioni su territori "delicati", come ad esempio le piane
alluvionali fluviali, che sono adibite naturalmente all'assorbimento
dell'eccesso di "runoff", o il rinforzo degli argini lungo i fiumi.
Tutti questi fattori hanno l'effetto di fare sì che l'acqua
scenda sempre più verso valle, per cui sposta (ed aggrava) il
problema. Il vero problema dello sviluppo è la mancata
applicazione delle conoscenze idrologiche e idrogeologiche per la
pianificazione delle decisioni. Maggiori dettagli su questo sito.
5. La tragedia di Armero, in Colombia
Il 13 novembre 1985, il vulcano Nevado del Ruiz eruttò flussi
piroclastici di neve e ghiaccio fuso dalla sommità, ed il
conseguente flusso di acqua di fusione sulla poco consolidata cenere
vulcanica che ricopriva il vulcano formò slavine ("Lahars") che
precipitarono lungo diverse valli fluviali verso le pendici del
vulcano. Le Lahars erano profonde fino a 50 metri e percorsero oltre
100 chilometri. La città di Armero fu completamente sommersa dai
detriti, e circa 21000 persone (su una popolazione totale di circa
28700) morirono. L'eruzione del Nevado ha costituito il secondo
disastro di origine vulcanica, in termini di perdite umane, del 20°
secolo (l'eruzione del 1902 del Monte Pelée, Martinica, fu la
peggiore). In realtà, gli abitanti della città furono
avvisati circa la possibilità della catastrofe, ma a causa di
false informazioni diffuse in passato e di messaggi da parte dei leader
politici locali che contraddicevano le informazioni scientifiche, molte
persone non credettero agli avvertimenti. Si dice che non fu presa in
considerazione la mappa, prodotta alcuni mesi prima dall'istituto
colombiano di sorveglianza geologica, che mostrava la
pericolosità della regione, a livello di rischio idrogeologico.
Se questo è vero, si tratta di un classico esempio di come non
si siano tenute adeguatamente in conto le avvertenze degli scienziati.
Maggiori dettagli su questo sito.
Le buone notizie
6. Avanzamento nel recupero del petrolio e nel sequestro del carbonio
Il sequestro del carbonio ed il suo stoccaggio in sicurezza nel
sottosuolo è una nuova tecnica che offre un enorme potenziale
per soddisfare gli obbiettivi di ridurre le emissioni e di limitare
l'imminente minaccia del riscaldamento globale. Tuttavia, può
anche contribuire a migliorare la resa delle riserve di petrolio.
Queste ultime sono infatti spesso sotto pressione e, quando vengono
perforate, il liquido "zampilla" fuori, fino a che la pressione
iniziale si riduce, dopodichè diventa necessario il pompaggio.
La tecnica usata è quella di pompare l'acqua verso il basso, al
di sotto del petrolio, per forzarlo ad uscire fuori.
Questo processo coinvolge il pompaggio di CO2 nel serbatoio di
petrolio, aumentando la pressione del serbatoio e permettendo alla CO2
di sciogliersi nel petrolio, in modo da ridurre, così, la sua
viscosità ed aumentare il suo volume: tutti questi effetti hanno
come risultato un flusso di petrolio più fluido.
Questo metodo viene usato per i giacimenti più vecchi, nei quali la pressione originale non è più presente.
Nella maggior parte dei giacimenti petroliferi, la CO2 viene estratta
dopo estratto il petrolio ed è quindi re-iniettata nuovamente
nel giacimento, migliorando in tal modo il rendimento e riducendo le
emissioni di anidride carbonica. Il sequestro del carbonio quindi
potenzialmente permette l'uso di gas e carbone, permettendo quindi di
raggiungere gli ambiziosi obiettivi di riduzione delle emissioni di
CO2. Maggiori dettagli su questi siti:
http://www.geos.ed.ac.uk/sccs
http://gsa.confex.com/gsa/2007AM/finalprogram/abstract_131716.htm
http://www.climatechangecorp.com/
7. Radon
Il radon è un gas inerte; non è velenoso, ma è un
problema per l'ambiente perché è radioattivo, non
può essere visto o sentito, ed è intorno a noi. Il radon
si crea quando l'uranio o il torio decadono radioattivamente. In alcune
rocce la concentrazione di radon è maggiore che in altre, in
base alla loro storia geologica. Queste aree sono in genere limitate in
basso da rocce ignee acide come granito, rocce scuro ricche di materia
organica, e rocce ricche di
minerali di fosfato. Il radon emette particelle alfa ad alta energia,
che possono danneggiare il DNA e provocare il cancro. Vi è
quindi un più elevato rischio di cancro nelle zone in cui il
radon è più abbondante nelle rocce sottostanti. Si pensa
che tra 2000 e 3000 persone nel solo Regno Unito muoiono ogni anno per
cancro del polmone a causa del radon. Dal momento che questa
correlazione è stata scoperta, in tutto il mondo i geologi hanno
studiato in quali zone abitate il rischio da radon sia stimato
superiore alla norma, ed in tali posti è esercitata un'attenta
sorveglianza. Le case in queste aree agiscono infatti come
trappole per il gas radon, e le stanze devono essere adeguatamente
ventilate per ridurre il rischio di malattie su livelli accettabili.
Questo è particolarmente vero per le cantine. Le autorità
aventi giurisdizione su queste aree sono quindi in grado di attuare
procedure adeguate, di monitorare le famiglie in pericolo e di fare
consulenza sulle migliori procedure per prevenire pericoli. Nel Regno
Unito, come in altri Paesi, questo è uno dei migliori esempi di
come gli scienziati possano portare, attraverso le loro consulenze ed
una politica efficace di attuazione, ad un grande miglioramento della
qualità della vita. Maggiori dettagli su questo sito.
8. Il cancro: Cappadocia, Turchia orientale
Sappiamo tutti che una pietra che ci cada sulla nostr testa può
ucciderci, ma le pietre hanno spesso un'influenza molto maggiore di
quanto pensiamo (si veda il caso del radon). Gli occidentali ritengono,
ad esempio, che la polveresia la causa primaria di malattie come la
silicosi industriale e l'asbestosi. Tuttavia, in molte parti del mondo
queste stesse malattie si verificano tra la popolazione generale.
Silicosi "non professionali" si verificano in Cina, a causa dell'aria
molto ricca di polveri trascinate dalle aree glaciali dell'Himalaya, ed
anche in altri siti questo è un comune problema di salute che
è invece sconosciuto in zone meno polverose. L'asbestosi, che
è un tipo di cancro causato dall'inalazione di polveri formate
da minerali fibrosi friabili, è stata presente nella regione
della Cappadocia, in Turchia orientale, per migliaia di anni.
Lì, il raro tumore mesotelioma può (in alcuni distretti)
essere una causa comune di morte, tanto che anche i nomi dei villaggi
sono legati ai suoi sintomi. Questi cluster di mesotelioma sono stati
scoperti di recente, nel 1975, tra
le popolazioni che hanno abitato in grotte scolpite nei morbidi
depositi eolici di cenere vulcanica. Poiché in tali posti la
cenere è stata depositata in grande abbondanza da un vicino
vulcano, questi depositi sono poi stati erosi dagli elementi
atmosferici in forme straordinarie, che costituiscono grandi attrazioni
turistiche. Il problema è che queste ceneri contengono
l'erionite, un minerale che è la causa più virulenta
conosciuta di mesoteliomi. Si pensi che le persone non hanno solo
respirato la polvere, ma hanno vissuto nelle grotte, bevendo e
mangiando. La scoperta dei pericoli della vita dei trogloditi ha
favorito programmi di evacuazione e di reinsediamento. Successivi studi
hanno anche rivelato che la situazione medica ambientale in Cappadocia
è complessa, in quanto molti degli sfortunati abitanti di questa
regione sono anche vittime di una predisposizione genetica a questa
particolare forma di cancro, fatto che aiuta a spiegare i cluster
anomalmente grandi di questa malattia molto rara. Maggiori dettagli su questo sito.
9. La geotermia
La Terra è una fonte inesauribile di calore, generato
principalmente dalla radioattività naturale delle rocce
sotterranee. Il calore fuoriesce da tutta la superficie terrestre, ma
alcuni settori hanno un flusso di calore più alto rispetto ad
altri, e questo li rende ideali per alcuni tipi di impianti geotermici.
La geotermia offre una serie di vantaggi rispetto ai tradizionali
combustibili fossili. L'energia viene sfruttata in modo pulito e sicuro
per l'ambiente circostante. È anche sostenibile perché
l'acqua calda usata nel processo geotermico può essere
re-iniettata nel terreno. In aggiunta, gli impianti geotermici hanno
una resa che non varia con le condizioni meteorologiche: lavorano
continuamente, il che li rende adatti come centrali per il carico di
base. L'energia geotermica è competitiva in alcune zone e riduce
la dipendenza dai combustibili fossili. Gli impianti geotermici sono
efficienti anche a diverse scale: un grande impianto geotermico
può supportare un'intera città, mentre le piccole
centrali elettriche sono in grado di rifornire più siti remoti.
Ci sono diversi tipi di impianto geotermico, ma tutti si basano sul
flusso di calore in profondità. Un altro modo di uso, ormai
sempre più diffuso per il riscaldameno interno dove si ha
abbastanza terra a disposizione, è quello della pompa di calore,
di cui ci sono anche molti tipi diversi. L'energia solare viene
assorbita dal suolo e può essere estratta da uno scambiatore di
calore (spesso esteso su molti ettari di terreno) composto da tubi
sotterranei. Insieme ad altre fonti energetiche rinnovabili, anche il
calore geotermico sta ora cominciando a fornire un prezioso contributo
per il crescente fabbisogno di energia.
Maggiori dettagli su questi siti:
http://www.Geo-exchange.ca/en/what_is_geoexchange_p10.php
http://www.eere.energy.gov/consumer/your_home/
http://www.igshpa.okstate.edu/
http://www.bbc.co.uk/climate/adaptation/geothermail_energy.shtml
10. La bonifica dell'arsenico in un secchio
Gli abitanti di Zimapàn, in Messico, vivono con forniture di
acqua che sono contaminate da arsenico (As), ma non possoo permettersi
i sistemi di purificazione disponibili in commercio. Nel 2001 gli
scienziati hanno rivelato che la risposta può essere cercata nei
dintorni della città. Infatti, Zimapàn, 200 Km a nord di
Città del Messico, è stata un distretto minerario in
quanto, nel 16° secolo, venivano estratti piombo, argento e zinco
dai minerali dell'epoca terziaria ricchi di intrusioni ignee. Queste
fonti naturali possono contaminare alcuni pozzi per la fornitura
dell'acqua, mentre altri possono essere inquinati da dalla
lisciviazione prodotta da modeste quantità di acqua piovana
attraverso i percorsi delle miniere (in alcuni casi con concentrazioni
di circa 16 g/litro). Circa la metà dei campioni delle forniture
d'acqua controllate dalla Commisione Nazionale dell'Acqua del Messico
hanno concentrazioni superiori alle attuali linee guida dell'OMS
(0.01mg/litro). I pozzi utilizzati per l'approvvigionamento idrico
comunale sono fortemente contaminati, e anche dopo la diluizione da
fonti di acqua non inquinate, permangono ancora concentrazioni fino a
circa 0.4 mg/litro, con probabili conseguenze sulla salute. Oltre il
40% dei residenti non è collegato a queste forniture comunali e
utilizzano sorgenti locali con i secchi per l'acqua potabile. Purtroppo
anche molti di questi pozzi sono inquinati con arsenico. In una regione
in cui il 72% della popolazione guadagnava meno di 3 US$ al giorno nel
1994, i sistemi di purificazione sono ben al di là della loro
portata. Nel 1994, il Lois Ongley (Androscoggin Valle Environmental
Center, Lewiston, Stati Uniti d'America) e Aurora Armienta (Istituto di
Geofisica, Università Nazionale Autonoma del Messico), e altri
hanno creato acqua contaminata immergendo acqua pura in campioni di
roccia di miniera. Hanno poi provato a produrre una reazione con vari
campioni di rocce locali. Gli esperimenti dimostrano chiaramente che
l'arsenico viene ridotto al di sotto di livelli rilevabili in ogni
campione di acqua contaminata che è stato mescolato con rocce
locali (Soyatan Formation, SF). La SF, presente in tutta l'area
contaminata, è uno scisto calcareo contenente fino al 15% di
minerali argillosi (kaolinite e illite), che notoriamente adsorbono
l'arsenico. Infatti, le sorgenti di acqua che emergono dalla SF
contengono niformi basse concentrazioni di arsenico. Quindi, se le
macchine commerciali, in cui i meccanismi di depurazione fanno uso di
resine a scambio ionico, sabbia verde di filtrazione e osmosi inversa,
sono troppo costose, questo meccanismo "a bassa tecnologia" ha un costo
ben inferiore alle possibilità dei residenti locali, e non
richiede attrezzature più sofisticate di un secchio. I
ricercatori hanno scoperto che uno o due chilogrammi di roccia SF
polverizzata, aggiunta a circa 20 litri di acqua contaminata, in 24 ore
ha effettivamente rimosso l'arsenico al di sotto dei livelli
accettabili. Maggiori dettagli su questo sito.