"Cambiamenti climatici e impatti sulle Alpi": la conferenza di Martin Beniston a Torino

Torino, 4 aprile 2008

Oggi il professor Beniston, dell'Università di Ginevra, ha tenuto la quinta conferenza dal titolo "Cambiamenti climatici e impatti sulle Alpi", nell'ambito della mostra sui cambiamenti climatici al Museo di Scienze Naturali di Torino intitolata “I tempi stanno cambiando”. Come al solito, riporto qui di seguito un breve riassunto degli argomenti trattati.

Beniston ha esordito sottolineando l'importanza delle regioni montane per quanto riguarda non soltanto il sistema climatico, ma l'intero ecosistema terrestre: ad esempio, ha ricordato che circa metà dei più grandi fiumi del mondo nascono sulle principali catene montuose della terra, rifornendo di acqua direttamente o indirettamente circa il 50% della popolazione mondiale. I più importanti e famosi sono il Mississippi-Missouri sulle Montagne Rocciose, il Rio delle Amazzoni sulle Ande, Reno, Rodano e Danubio sulle Alpi, Ob, Ienissei, Lena, Amur, Gange, Irrawady, Brahmaputra, Yangtse, Kiang sull'Himalaya, ed il Nilo sulle alture etiopiche. Inoltre, le zone montane posseggono una enorme biodiversità dovuta alle grandi differenze climatiche delle varie altitudini. Ancora, le montagne non vanno soltanto considerate come un elemento passivo del sistema climatico, in quanto esse influenzano in maniera attiva i flussi atmosferici a grande scala: per fare un esempio, la variazione delle caratteristiche superficiali (la copertura di neve e ghiaccio) può influenzare il clima a scala regionale. 

Per quanto riguarda le Alpi, esse possono essere considerate come una sorta di crocevia di diversi regimi climatici: quello polare, quello Atlantico, quello sahariano, quello mediterraneo e quello continentale. Nell'ultimo secolo, le temperature medie sulle Alpi sono aumentate maggiormente (circa 2°C) rispetto a quanto è accaduto sull'intero globo terrestre (0.8-1°C). Beniston è poi passato ad analizzare il dettaglio delle previsioni dell'IPCC (scenario A2, il più estremo, perché, come ha poi risposto ad una domanda del pubblico, è sempre meglio porsi nell'ottica del cambiamento più drastico, onde prevedere le conseguenze peggiori possibili) per quanto riguarda alcuni fenomeni particolari. Ad esempio, il numero di giorni con temperatura media superiore a 25°C a Ginevra passerà da quasi 40 (valore riferito al trentennio di riferimento 1961-1991) a quasi 80 (valore riferito al trentennio 2071-2100), mentre il numero di giorni con temperatura superiore ai 35 °C passerà da circa 1 a 13, valore simile a quello registrato nell'estate 2003. 

Normalmente, quando fa più caldo, si ha maggiore evaporazione e, quindi, generalmente piove di più. Il problema è che l'incremento delle precipitazioni sulla superficie terrestre non sarà omogeneo: come aveva già fatto vedere Tibaldi nella scorsa conferenza, le regioni poste a latitudini subpolari o alle alte latitudini sia nell'emisfero boreale che in quello australe subiranno un sensibile incremento delle precipitazioni, mentre nelle zone subtropicali ci sarà invece una sensibile diminuzione. Le previsioni per quanto concerne le Alpi, in particolare, fanno vedere una distribuzione stagionale delle variazioni di precipitazione molto peculiare: un incremento netto in inverno, un leggero aumento in primavera, una drastica diminuzione in estate ed una diminuzione anche in autunno, sia pure più ridotta. Quattro diversi modelli, utilizzati anche per la stesura del rapporto dell'IPCC, confermano, pur con qualche lieve variazione, queste previsioni, che possono quindi essere considerate plausibili. 

Gli impatti sulle Alpi, ha continuato Beniston, coinvolgeranno diversi aspetti: l'idrologia, l'idrosfera, gli ecosistemi, il settore energetico, il turismo, l'agricoltura e le infrastrutture. Un esempio tipico è quello che riguarda la variazione della durata dell'innevamento sulle Alpi, che coinvolgerà praticamente tutta la Svizzera: praticamente, secondo le previsioni relative allo scenario A2 dell'IPCC, a causa dell'incremento di temperatura (+4°C) e nonostante l'incremento invernale delle precipitazioni (+10%), le regioni svizzere situate ad un'altitudine inferiore a 1000 m circa rimarranno senza copertura nevosa. 

Beniston si è poi soffermato sul discorso del ritiro dei ghiacciai: ha ricordato che le Alpi svizzere possono essere considerate come una riserva d'acqua per tutta l'Europa, dal momento che il 67% dei bacini alpini coinvolti convoglia l'acqua nel fiume Reno verso il mare del Nord, il 18% nel Rodano verso il Mediterraneo, il 10% nel Ticino verso l'Adriatico e infine il 5% nei fiumi En e Inn verso il Mar Nero. Ebbene, considerando le variazioni indotte dai cambiamenti climatici entro il 2100 nel runoff superficiale (cioè l'acqua di scorrimento che va a formare i fiumi), si può notare come, per quanto riguarda i bacini del Rodano del Reno, sia da prevedersi un cambiamento totale della distribuzione della portata dei fiumi durante l'anno. Se infatti attualmente il picco della portata si rileva nel periodo compreso tra giugno e agosto, ad opera dell'acqua di fusione dei ghiacciai, nel 2100 il picco della portata sarà invece osservato nei mesi compresi tra gennaio e marzo, con portate molto esigue durante i mesi estivi. Secondo Beniston, l'unico dato positivo sarà quello legato alla variazione delle precipitazioni estreme sulle aree alpine: infatti, se attualmente il picco di precipitazioni estreme si verifica prevalentemente in estate, alla fine del ventunesimo secolo le precipitazioni estreme saranno più frequenti nelle stagioni primavera e autunno; tuttavia, in queste stagioni la temperatura è inferiore rispetto all'estate, cosicché è probabile che, durante le precipitazioni, la soglia della neve sia sufficientemente bassa per diminuire il rischio o la gravità degli episodi alluvionali. Nonostante questo piccolo aspetto positivo, i cambiamenti climatici, e in particolare l'incremento di temperatura, provocheranno una migrazione degli ecosistemi verso altitudini più elevate, per cui, sulle montagne, si assisterà ad una graduale colonizzazione delle quote più elevate da parte della vegetazione, mentre i ghiacciai si ritireranno a quote ancora più elevate, oppure spariranno. 

Beniston ha poi mostrato gli andamenti relativi all'ultimo secolo della temperatura misurata a Basilea, posta a 317 m sopra il livello del mare, facendo vedere come, dal 1985, si siano registrati: le sei primavere più calde, le otto estati più calde, i sei autunni più caldi e i sei inverni più caldi. Beniston ha poi mostrato due grafici esemplificativi, nei quali erano presenti gli andamenti delle temperature medie mensili registrati nel trentennio di riferimento 1961-1990 e di quelle previste nel trentennio 2071-2100. Nel primo di essi si osserva come le temperature registrate nell'autunno 2006 sembrino molto più simili al clima di fine secolo rispetto a quello attuale, e la stessa cosa avviene nel secondo per quanto riguarda le misure dell'estate 2003. Queste considerazioni portano Beniston a concludere che le recenti stagioni record possono essere usate come esempi delle condizioni che, molto probabilmente, costituiranno la norma nel 2100. Gli impatti sull'ambiente e sulle condizioni socioeconomiche di questi periodi anormalmente caldi possono pertanto essere studiati sulla base di queste stagioni recenti, in maniera tale da pianificare in anticipo i progetti e le infrastrutture sulla base degli impatti attesi, in modo da minimizzare i rischi associati con stagioni eccessivamente calde. 

Beniston ha quindi concluso affermando che, a livello intuitivo, a fine secolo ci si aspetta che 6 inverni su 10 saranno simili all'inverno 2006-2007, 7 primavere su 10 saranno simili alla primavera del 2007, 5 estati su 10 saranno simili all'estate del 2003, e 6 autunni su 10 saranno simili all'autunno del 2006. 

La prossima conferenza, "La ricostruzione del clima con le antiche serie di misura", sarà tenuta dal dr. Reinhard Böhm (Istituto Nazionale di Meteorologia e Geodinamica - ZAMG - di Vienna) il prossimo 7 aprile, sempre alle 17.45, al museo.

Le figure che seguono sono state tratte dalla presentazione di Beniston.

Punti di biodiversità continentale (da IUCN). Le aree rosse indicano luoghi con altissima biodiversità, mentre le aree gialle indicano regioni con moderata biodiversità. 

Evoluzione delle temperature medie globali (linea grigia) e sulle Alpi (linea rossa). I valori sono indicati come anomalie rispetto alla media 1961-1990. Figura tratta da Beniston, 2000: Environmental Change in Mountains, Arnold, London.

Ricostruzione della temperatura media globale nell'ultimo millennio (linea bianca), paragonata con i dati termometrici (linea rossa). La fascia giallorossa indica le previsioni per il prossimo secolo, secondo i diversi scenari di emissione. I valori sono espressi come
anomalie rispetto alla media 1961-1990. Si nota come, anche nella migliore delle ipotesi, la temperatura sarà molto più alta rispetto ai valori dell'ultimo millennio. Grafico preso da IPCC, 2007.

Evoluzione globale delle piogge nel trimestre invernale (dicembre-febbraio) prevista dallo scenario A1B (business as usual). I dati sono espressi in variazioni percentuali rispetto ai valori del periodo 1961-1990. Si notano le zone con anomalie positive alle latiutudini medio-alte, soprattutto nell'emisfero nord, e le aree rosse (anomalie negative) nelle aree subtropicali.Fonte: IPCC AR4, 2007.

Variazioni stagionali nella precipitazione sulle Alpi (dati relativi alle Alpi centrali svizzere). I dati si riferiscono allo scenario A2, e sono espressi in variazioni percentuali rispetto ai valori del periodo 1961-1990. Fonte: Beniston, 2006:
Geophysical Research Letters.

Variazione nella durata dell'innevamento annuale sulle Alpi, in percentuale rispetto ai valori odierni, nell'ipotesi di un incremento di temperatura media di 4°C e di un incremento di precipitazioni invernali del 10%. Fonte: Beniston, 2003: Theoretica and Appplied Climatology. 

Suddivisione dei principali bacini fluviali delle Alpi svizzere in funzione del mare che accoglie le acque fluviali.

Variazioni nel runoff (acqua di scorrimento verso i fiumi) superficiale attuale (barre 
bianconere) e previsto nel 2100 (barre azzurre), espressi in mm cumulati sul mese e relativi ai bacini dei fiumi Rodano e Reno. Si nota una profonda differenza nel regime della portata: attualmente il picco della portata si verifica tra maggio e settembre, mentre in futuro si osserverà un incremento nei mesi invernali ed una drastica diminuzione a valori esigui d'estate. 

Variazioni nella frequenza di precipitazioni estreme sulle Alpi, calcolate contando il numero di giorni con precipitazioni superiori a 50 mm previste dal modello regionale climatico HIRHAM. Le barre chiare indicano il trentennio 1961-1990, mentre quelle rosse il trentennio della fine del prossimo secolo. Si not l'incremento della frequenza in primavera ed autunno, e in minor misura in inverno, e la sensibile diminuzione in estate. Fonte: Beniston, 2006: Geophysical Research Letters.

Andamento delle misure di temperatura media stagionale (JJA=estate, SON=autunno, MAM=primavera, DJF=inverno) registrate a Basilea, località posta a 317 m sul livello del mare. Le dieci stagioni più calde per ogni stagione sono indicate con un numero progressivo sopra le serie. Dal 1985, si sono registrati: le sei primavere più calde, le otto estati più calde, i sei autunni più caldi e i sei inverni più caldi. Dati in °C. Fonte: Beniston, 2007: Geophysical Research Letters.

Andamenti delle temperature medie mensili registrati nel trentennio di riferimento 1961-1990 e di quelle previste nel trentennio 2071-2100. La linea tratteggiata rossa indica i valori medi mensili relativi al 2006, mentre la linea rosa a tratteggio breve indica i valori giornalieri registrati nell'autunno 2006 (settembre-novembre). Si osserva come le temperature registrate nell'autunno 2006 (e, in generale, da aprile a dicembre) sembrino molto più simili al clima di fine secolo rispetto a quello attuale. Fonte: Beniston, 2007: Geophysical Research Letters.

Andamenti delle temperature medie mensili registrati nel trentennio di riferimento 1961-1990 e di quelle previste nel trentennio 2071-2100. La linea tratteggiata rossa indica i valori medi mensili relativi al 2003, mentre la linea rosa a tratteggio breve indica i valori giornalieri registrati nell'estate 2003 (giugno-agosto). Si osserva come le temperature registrate nell'estate 2003 (e, in generale, da marzo a settembre) sembrino molto più simili al clima di fine secolo rispetto a quello attuale. Fonte: Beniston, 2007: Geophysical Research Letters.
 

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