La Cina riscopre di avere una vocazione per la protezione ambientale

Torino, 10 maggio 2008

Parlando di cambiamenti climatici, si prendono sempre come Paesi di riferimento, per quanto riguarda la crescita economica, la Cina e l'India, le due nazioni più popolate del mondo, che sono anche considerate quelle con il maggiore potenziale di crescita in prospettiva futura.

Per quanto riguarda la Cina, in particolare, negli ultimi tempi si sono susseguite varie notizie che l'hanno riguardata. Da un lato, infatti, nello scorso mese di giugno 2007, si è diffusa la notizia che la nazione che ha prodotto il maggior tasso di inquinamento nell'anno 2006 è stata proprio la Cina, che ha quindi superato gli Stati Uniti in questa particolare classifica per nazioni (si veda ad esempio questo articolo su blogeko). I dati sono stati diffusi dalla Netherlands Environmental Assessment Agency, secondo i cui studi le emissioni della Cina, nel 2005, erano inferiori del 2% rispetto a quelle degli Stati Uniti, mentre nel 2006 sono state superiori dell'8% (6200 tonnellate di CO2 in Cina, contro 5800 tonnellate di CO2 per gli Stati Uniti). Stiamo comunque parlando di emissioni a livello dell'intera nazione, non di emissioni pro capite, nella cui classifica gli Stati Uniti sono saldamente al primo posto (in media, un cittadino cinese produce circa un quarto dell'anidride carbonica prodotta da un cittadino degli Stati Uniti; il valore inferiore è dovuto principalmente allo scarso sviluppo economico delle zone rurali, la cui popolazione rappresenta ancora una percentuale consistente della popolazione cinese). I dati citati sono tratti dalla rivista inglese Guardian.

Questa notizia ha colto di sorpresa gli addetti ai lavori, in quanto le previsioni lasciavano supporre che il sorpasso sarebbe avvenuto tra alcuni anni, mentre si è già verificato nel 2006; questa non è una bella notizia, perché sottintende che anche le emissioni di CO2 da parte della Cina sono aumentate più velocemente del previsto. Del resto, si sa che, per soddisfare la crescente domanda di energia nel mercato interno, la Cina sta investendo pesantemente nella costruzione di centrali a carbone, sfruttando il fatto che in quella nazione c'è abbondanza di questo materiale. Tuttavia, com'è noto, a parità di peso, il carbone è il prodotto che, una volta bruciato, produce più anidride carbonica rispetto al petrolio o agli altri combustibili fossili.

Questo annuncio è destinato ad avere delle profonde ripercussioni nell'ambito dei negoziati internazionali sui cambiamenti climatici, nei quali si stanno decidendo le misure che dovranno essere applicate alla scadenza del protocollo di Kyoto, cioé dopo il 2012. Com'è noto, infatti, il protocollo di Kyoto prevede due categorie di nazioni: quelle economicamente sviluppate, tra le quali l'Europa, gli Stati Uniti e tutti i Paesi più industrializzati, e quelle in via di sviluppo, tra le quali la Cina. Uno dei motivi per i quali gli Stati Uniti non hanno ratificato il protocollo di Kyoto è stato proprio il fatto che la Cina fosse considerata un Paese in via di sviluppo, e l'annuncio che attualmente la Cina è il paese più inquinante del mondo complicherà ulteriormente le cose, e renderà molto difficile ai cinesi evitare di essere considerati un Paese industrializzato.

Sarà forse anche per questo motivo che, negli ultimi mesi, i politici cinesi stanno cominciando a pensare più seriamente al problema dell'inquinamento, sia locale (cioè nelle città), sia globale. Infatti, secondo la rivista settimanale statunitense “Fortune” (in particolare, suggerisco di leggere questo articolo), la Cina, che aveva sempre mantenuto una posizione “incerta” sulla questione della protezione ambientale, sta cambiando il suo punto di vista riguardo al problema dell'inquinamento globale. Attualmente, come abbiamo detto, la Cina è il primo paese inquinante del mondo, ma fino ad oggi non aveva partecipato ufficialmente alle discussioni a livello mondiale per ridurre i tassi della concentrazione dell’inquinamento atmosferico. Negli ultimi decenni, i leader politici si erano infatti sempre preoccupati principalmente dello sviluppo economico del paese, trascurando, o minimizzando, il problema dell'inquinamento atmosferico a tutti i livelli. Dall'anno scorso, pare invece che vi sia stato un "risveglio" da parte dei politici sulle problematiche ambientali. 

Secondo “Fortune”, infatti, le autorità cinesi stanno spingendo il progetto “Green Policy”, che consiste nell'emanazione di norme ambientali più severe che impongano la chiusura degli stabilimenti che inquinano di più. Tale notizia rappresenta chiaramente una sorpresa rispetto all'abitudine passata, secondo la quale la politica cinese privilegiava la crescita dell'economia nazionale facendo soltanto finta di preoccuparsi della riduzione dei livelli d’inquinamento. La TV statale Shinwha, nel marzo 2007, ha annunciato che le autorità predisposte alla protezione ambientale avevano già chiuso 3176 aziende e avevano imposto una multa a 4162 aziende, ed entrambi le sanzioni sono state comminate perché le aziende avevano violato la legge relativa alla protezione dell’ambiente.

Tale cambiamento nella politica ambientale non è soltanto una sensazione, poiché è stato inserito nel discorso del premier Wen Jiabao in occasione del Congresso Nazionale del Popolo (il partito unico cinese) del marzo 2007. Nella conferenza, il premier ha confessato che, fino a quel momento, erano stati trascurati i problemi ambientali, e poi ha dichiarato la sua volontà nel dare priorità alla politica ambientale.

Recentemente, la Cina ha introdotto nuove norme per quanto riguarda il consumo di benzina da parte delle automobili, fissando l'obiettivo di arrivare gradualmente in cinque anni a raggiungere il limite di 40 miglia per gallone (pari a circa 17 Km al litro, poiché 1 miglio ~ 1.6 Km e 1 gallone ~ 3.79 litri). Tale limite, se fosse raggiunto, supererebbe i valori delle norme di legge attuali statunitensi (si veda questo articolo su ecoage). Inoltre, il premier ha anche promesso di ridurre la contaminazione delle acque del 10% rispetto al livello attuale, e di incrementare il riciclaggio dei rifiuti industriali fino al 60%. Inoltre, dopo una lunga serie di osservazioni relative al peggioramento della qualità dell’atmosfera e delle acque, il Dipartimento della Protezione Ambientale Nazionale ha bloccato 163 progetti, per un valore di 99 miliardi di dollari, in quanto considerati potenzialmente in grado di inquinare il territorio.

Sempre secondo "Fortune", un altro motivo del cambiamento del punto di vista politico sulle questioni ambientali è stato che le autorità si sono accorte che i livelli d’inquinamento in Cina sono arrivati al punto che non possono essere ignorati. Infatti, la concentrazione di polveri sottili nelle grandi città come Pechino e Guangzhou è 7 volte superiore rispetto al livello di tolleranza indicato dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità). Questa cifra è 2 volte superiore rispetto al loro limite interno cinese, che è relativamente meno severo. Del resto, scorrendo l'elenco delle 10 località più inquinate nel mondo, si trovano 8 città cinesi. "Fortune" prevedeva già nel marzo 2007 che, entro 1 anno, la Cina avrebbe occupato il primo posto nell’elenco dei paesi inquinatori per quanto riguarda le emissioni di gas serra. 

Un esempio estremo della catastrofe ambientale in Cina è stata l’esplosione di un impianto per la produzione di benzene nel ramo superiore del fiume Sungari nel novembre 2005, a causa del quale il rifornimento dell’acqua potabile alla città di Harbin è stato interrotto per quasi una settimana per avvelenamento delle falde (si veda questo articolo sulla Pravda). Tra i più gravi episodi di inquinamento del 2007, inoltre, c’è il fenomeno delle alghe blu tossiche comparse nelle acque di alcuni dei bacini idrici più importanti del Paese, come il lago Tai nella provincia orientale del Jiangsu, dove le alghe hanno coperto una superficie pari a cinque chilometri quadrati, rendendo l’acqua del lago inutilizzabile per fornire la abitazioni locali (maggiori dettagli su questo sito di msnbc). L’inquinamento del lago era dovuto allo scarico di rifiuti industriali.

Non si deve poi dimenticare che si stanno moltiplicando gli studi sulle conseguenze dannose dell'altissimo livello di inquinamento presente in alcune città e regioni cinesi. Ad esempio (i dati sono tratti da questo blog e anche da questo articolo di Repubblica), nella provincia dello Shanxi (molto industrializzata), gli effetti dell'inquinamento prodotto dalla combustione del carbone hanno provocato l'incremento di oltre il 50% negli ultimi 5 anni della deformità dei neonati, e anche la diffusione dei tumori al seno nelle donne sarebbe cresciuta del 23% negli ultimi vent'anni.

Un’altra ragione del cambiamento della posizione politica in materia di protezione ambientale è il fatto che i politici si stanno rendendo conto che l’inquinamento potrebbe causare instabilità sociali all'interno della comunità cinese. Infatti, negli ultimi tempi sono arrivate ben seicentomila lettera di protesta alle autorità e sono avvenute decine di migliaia di manifestazioni legate a problemi di inquinamento ambientale. Infine, il nuovo atteggiamento del governo cinese non può negare il legame con i prossimi giochi olimpici estivi che si svolgeranno a Pechino nell’estate 2008. Il governo vuole mostrare al mondo un’immagine pulita della Cina. Ma, malgrado la nuova politica e l’atteggiamento del governo, la strada verso “Green Olympic” è ancora lontana e la possibilità di successo rimane incerta. 

In ogni caso, il piano proposto dal Premier cinese è stato approvato nel settembre 2007 e si ripromette anche gli ridurre il consumo energetico del 20% per unità di PIL (prodotto interno lordo) e di ridurre del 10% la produzione di rifiuti, e questo è comunque un dato positivo. Inoltre, un altro lato positivo è il fatto che alcuni imprenditori, che prevedono un buon futuro nel settore ambientale, stanno investendo in tecnologie per la riduzione dell’inquinamento, l’incremento della produzione di energia e lo sviluppo delle energie alternative. Tuttavia, secondo "Fortune", queste iniziative sono a rischio in quanto eventi incerti, come un'improvvisa o imprevista depressione economica, o la salita al potere da parte di personalità che si oppongano allo sviluppo di politiche di tipo ambientale, sono fattori che potrebbero causare un rallentamento o un blocco delle iniziative a favore della protezione ambientale.

Comunque, nello scorso mese di novembre 2007 è stato pubblicato lo studio “Powering China's Development: The Role of Renewable Energy” dal ricercatore Eric Martinet e da Li Junfeng, il vice presidente della società cinese per l'energia rinnovabile (lo studio è disponibile online su questo sito di worldwatch). Tale rapporto rende noto lo sforzo industriale cinese nel raggiungere l'obiettivo della produzione di energia da fonti rinnovabili: sono infatti in costruzione degli impianti per la produzione di energia da fonti idroelettriche, solari, lente biomasse che dovrebbero garantire entro l'anno 2020 una produzione del 15% di energia prodotta da fonti rinnovabili, un livello che è molto vicino alla soglia del 20% fissato dall'Unione Europea per lo stesso anno. Se questo tentativo avrà successo, è molto probabile che lo sforzo possa proseguire arrivando al livello del 30% nel 2050. 

Sono notizie positive che fanno ben sperare in vista dei negoziati politici che si terranno nei prossimi mesi per arrivare a definire il quadro completo dei provvedimenti delle misure da adottare nel cosiddetto post-Kyoto.


Inquinamento prodotto da un'industria situata nella provincia nordoccidentale cinese di Hebei (fonte: Guardian).

Questa immagine dà l'idea dell'altissimo livello di inquinamento presente nelle città cinesi (fonte: blogeko).

Fumi industriali da forni di coke sgorgano da una ciminiera bassa (fonte: chinadigitaltimes).

Qualità dell’aria a Pechino (fonte: Fortune)

La clamorosa immagine satellitare del 2 gennaio 2000 che mostra con chiarezza l’enorme nube di inquinamento presente sulla Cina orientale (fonte: SeaWifs)

Un’immagine della città di Linfen, ritenuta la più inquinata del mondo (fonte: flickr)

L’enorme diga sul fiume delle tre gole (fonte: baynews9)

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Un generatore eolico di nuova generazione installato in Cina (fonte: Peacelink)

Un neonato deforme nella provincia dello Shanxi (da wordpress).

 

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