Ghiacci artici e orsi polari

Torino, 18 settembre 2008

Una scorsa a diversi articoli apparsi su diversi organi di informazione mostra che, anche di fronte all'evidenza, c'è sempre chi fa finta di nulla e cerca di tirare acqua al suo mulino. La questione è quella dei ghiacci (marini) artici: sul fatto che stiano progressivamente fondendo grazie all'aumento della temperatura media globale del pianeta non dovrebbe più esserci alcun dubbio, visto che tutti i dati scientifici lo confermano, eppure c'è sempre qualcuno che prova a negare l'evidenza. 

È il caso del giornalista Steven Goddard (sul sito Theregister.uk), che lo scorso 15 agosto riporta affermazioni di uno scienziato del National Snow and Ice Data Center (NSIDC) di Boulder, Colorado, tale Walt Meier, critico verso i comunicato dello stesso centro a proposito del fatto che, quest'anno, l'estensione dei ghiacci polari potrebbe toccare nuovamente il minimo record dall'inizio delle osservaioni satellitari. L'articolo si intitola, in modo roboante: "Il ghiaccio artico rifiuta di fondere come ordinatogli" (qui ci sarebbero da fare altre considerazioni sui titolisti degli articoli, ma lasciamo perdere...). 

In particolare, il giornalista critica, sulla scorta delle affermazioni di Meier, gli articoli "sensazionalistici" apparsi a partire dalla primavera del 2008 (come ad esempio questo su news.xinhuanet.com dello scorso 1° marzo) che riporta l'affermazione del Dr. Olav Orheim, direttore del Segretariato norvegese dell'International Polar Year, secondo cui, se nella prossima estate le temperature saranno alte come nel 2007, si rischierebbe la fusione dell'intera coltre polare artica. Oppure come anche quello, riportato dal giornale in lingua inglese Indipendent del 27 giugno scorso (si veda questo link), in cui Mark Serreze, del US National Snow and Ice Data Centre in Colorado, prevede le stesse cose affermando che il ghiaccio marino di formazione più rcente, per intenderci quello che ha un solo anno di vita, fonde molto più facilmente e velocemente di quello più vecchio.

Intendiamoci, non ci sarebbe nulla di male se alcune affermazioni vengono poi criticate o addirittura rettificate da altri scienziati: la scienza procede proprio in questo modo, ed è questo il motivo per cui gli scienziati pubblicano i loro articoli sulle riviste, dopo attente revisioni: perché la comunità scientifica li legga e confermi o smentisca i loro studi.

Il problema è che, in questo caso, c'è poco da smentire. Solo pochi giorni dopo, il 31 agosto scorso, il giornale inglese Telegraph (si veda questo link) riporta in modo chiaro la notizia che il ghiaccio del polo Nord è diventato un'isola per la prima volta nella storia dell'umanità (forse qui l'articolista si è lasciato un po' andare... diciamo sicuramente dall'inizio delle osservazioni, e presumibilmente dall'ultima glaciazione, il che comunque non è poco!), e che è possibile circumnavigare la coltre glaciale artica.

Pochi giorni fa, il Guardian riporta un altro articolo (su questo link) in cui lo stesso Mark Serreze afferma che, in effetti, il minimo di estensione della coltre artica, che verrà raggiunto a fine settembre, come avviene di solito, non supererà quello dell'anno scorso, ma vi andrà molto vicino, attestandosi a valori dell'ordine di una riduzione del 23% rispetto a quella del 2005.

Questo è pertanto un classico esempio di come i negazionisti del clima hanno buon gioco nel confondere le idee ai lettori prendendo come riferimento i dati singoli e non quelli climatici. Il ghiaccio artico ha un suo ciclo annuo di formazione durante l'inverno e fusione estiva che è difficilmente modificabile. Quando si parla di fusione del ghiaccio artico, o addirittura della sparizione della calotta, si intende quella tardo-estiva, nel periodo compreso tra agosto e settembre, il cui minimo viene raggiunto a settembre perchè è quello il periodo in cui l'acqua di mare, a quelle latitudini, è più calda (i fattori che ne regolano la temperatura dipendono dall'insolazione e dalla capacità termica dell'acqua, nonché dalla circolazione termoalina). Il riferimento, quindi, non è né il giorno e neppure il mese precedente, ma gli andamenti medi dei 10-30 anni precedenti, come si può ben vedere, ad esempio, su questo dettagliatissimo sito "The cryosphere today".

Del resto, se i dati dei satelliti non bastassero, ci sono altri segnali che indicano che, in Artide, fa meno freddo rispetto a qualche anno fa. A prescindere dalla sparizione del permafrost, un fenomeno che imperversa in Alaska e Scandinavia, così come nelle varie isole abitate dell'Artico, un altro segnale sono le notizie relative al crescente numero di orsi polari avvistati aggrappati su isolati iceberg in mezzo al mare artico oppure a nuoto (si vedano al proposito il primo rapporto del WWF americano del 21 agosto su questo sito, e poi i rapporti giornalistici sul Diario del Web del 22 agosto, in inglese, oppure sul Corriere della Sera dello stesso giorno, in italiano), oppure quelle che raccontano di invasioni di orsi polari nelle città degli Inuit (questo articolo di Repubblica del 10 settembre scorso). Si tratta, è vero, di articoli di tono sensazionalistico apparsi sui giornali, ed i rapporti giornalistici non debbono essere presi come verità assolute, ma in ogni caso si tratta di notizie che sono in accordo con i dati scientifici. 


Un iceberg nel mare artico (Fonte: guardian.co.uk)

Estensione dei ghiacci artici nel 2007 e nel 2008 (Fonte: independent)

Estensione dei ghiacci artici al 31agosto 2008 (Fonte: Telegraph).

Estensione dei ghiacci a metà agosto 2007 e 2008  confronto (Fonte: theregister).

La foto di un orso polare a nuoto (Fonte: worldwildlife)

L'estensione in tempo reale dei ghiacci artici (Fonte: arctic.atmos.uiuc.edu/cryosphere)

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