"Tre secoli di osservazioni meteorologiche a Torino": la conferenza di Luca Mercalli a Torino

Torino, 17 ottobre 2008

Oggi il dr. Luca Mercalli, Presidente della Società Meteorologica Italiana, ha tenuto la diciassettesima conferenza nell'ambito della mostra sui cambiamenti climatici al Museo di Scienze Naturali di Torino intitolata “I tempi stanno cambiando”. Al suo fianco era presente Gennaro di Napoli, il climatologo e storico del clima che ha collaborato all'analisi dei dati ed alla redazione del libro "Il clima di Torino", un malloppo di quasi mille pagine di dati, analisi, statistiche, considerazioni, aneddoti, curiosità e stralci letterari ed artistici, per un peso di 2,6 kg che ha richiesto oltre 20 anni per vedere la luce.

I relatori hanno ricordato come, a parte qualche notazione letteraria o artistica reperibile su libri o dipinti (ad esempio, il ponte sul Po distrutto dalla piena del 1706 e dipinto da Bellotto), che evidenzia qualche evento straordinario come nevicate eccezionali, periodi di gran freddo, piogge violente o periodi di siccità, non vi siano dati di nesun tipo almeno fino alla fine del 17° secolo.

Nel 1681 il matematico livornese Donato Rossetti, dell'Accademia del Cimento, viene chiamato a corte dai Savoia come istruttore. Grande appassionato di meteorologia, per sei anni annota tutte le nevicate (ben 144!) e talora le temperature usando i termoscopi, ed utilizza il microscopio, inventato da pochi anni, per osservare i cristalli di neve. Scopre così che essi possiedono forme diversissime tra loro e le disegna a mano, pubblicando nel 1681 il libro "La figura dela neve".

Le prime annotazioni di dati meteorologici vere e proprie si debbono a F. L. Soleri, all'inizio del 1700, ma sono di breve durata (qualche mese). Il medico Giovan Battista Bianchi effettuò a Torino osservazioni di carattere meteorologico dal 1741 al 1746, lasciandoci addirittura un diario di annotazioni. Sarà ancora un medico, Ignazio Somis, ad effettuare per ben 40 anni, dal 1753 al 1793, osservazioni regolari dei parametri meteorologici. Il fatto di vedere parecchi medici dediti all'osservazione del tempo non deve stupire: infatti, essi ricercavano già allora delle correlazioni tra le condizioni atmosferiche e l'insorgenza di alcune patologie. Le osservazioni di Somis si incrociano con quelle di Giandomenico Beraudo, un appassionato che eseguì delle osservazioni per tre anni (1784-7) pubblicandole in libri corredati da simpatici acquerelli, ed ideò strumenti meteorologici precursori di modelli sviluppati successivamente, come il pluviometro in grado di registrare la pioggia in ogni quarto d'ora.

Il primo osservatorio meteorologico ufficiale della città di Torino sorge nel 1787 sulla Specola dell'Accademia delle Scienze, in pieno centro cittadino, e rimase attivo fino al 1865 (la specola, invece, fu distrutta da un bombardamento durante la II guerra mondiale). Tra i Direttori sell'osservatorio, una figura di spicco è certamente quella di Antonio Maria Vassalli-Eandi, scienziato eclettico con la passione della meteorologia, che ci lascia anche parecchi studi sul clima torinese. 

Dal 1866 l'osservatorio meteorologico si sposta su una delle due torri romane di Palazzo Madama (sull'altra c'è l'osservatorio astronomico), dietro la splendida facciata juvarriana, dove rimarrà fino al 1919, quando lo spostamento dell'osservatorio astronomico nella nuova sede di Pino Torinese farà sì che venga demolito anche l'osservatorio meteorologico.

In questi anni travagliati del primo dopoguerra, si fa fatica a trovare i fondi per strumenti e personale, ma, nonostante ciò, il Rettore dell'Università di Torino decide di proseguire le osservazioni meteorologiche allestendo l'osservatorio presso l'istituto di Fisica, in via Valperga Caluso, e precisamente su una grossa capannina ancorata ad una delle finestre del secondo piano.

La stazione dell'istituto di Fisica, ora Dipartimento di Fisica Generale "Amedeo Avogadro", viene dismessa negli anni '50 e poi riallestita sul tetto dell'istituto nuovo di Fisica nel 1989, a cura del prof. Arnaldo Longhetto. In tutti questi anni, altre stazioni nascono e "muoiono" nell'area torinese. Tra queste ricordiamo quella dell'Ufficio Idrografico del Po, nei pressi di Porta Susa, purtroppo chiusa nel 2006 dopo lo smantellamento dell'Ufficio stesso. Attualmente esistono una decina di stazioni ufficiali tra centro e periferia torinese, molte delle quali automatizzate, ed alcune con i sensori di nuova ideazione (termocoppie) ubicati all'interno delle capannine meteorologiche allo scopo di mantenere un certo grado di uniformità con le misure antiche.

Tutti i dati raccolti, relativi a circa 93.000 giorni (dal 1753 al 2007), sono stati digitalizzati, controllati, corretti e validati. Le misure sono state omogeneizzate al fine di ricondurre le misure dei diversi osservatori storici ad un'unica serie di dati giornalieri. In questo modo, è stato possibile effettuare le analisi statistiche, delle quali oggi i due relatori ci mostrano soltanto alcuni esempi più significativi.

Se si prende in considerazione il periodo 1961-90, universalmente usato dai climatologi come riferimento climatico, si trova che, a Torino, la temperatura media annua è 13.1 °C (minima a gennaio, 2,7°C, e massima a luglio, 23,6°C), le precipitazioni medie annue (pioggia e neve fusa) sono 833 mm, il numero medio di giorni piovosi è 76, il mese più piovoso è maggio (114 mm), il mese più secco è gennaio (36 mm), e la quantità media annua di neve è 28 cm. 

Gli estremi, calcolati invece sull'intera serie di misura, sono questi. Il giorno più freddo è il 3 febbraio 1754 (-19,1 °C), quello più caldo l'11 agosto 2003 (39,7 °C). Il giorno più piovoso è il 30 maggio 1818 (174 mm di pioggia in 24 ore), quello più nevoso il 4 dicembre 1844 (64 cm di neve fresca in 24 ore). L'anno più piovoso è il 1810 (1753 mm), quello meno piovoso il 1871 (405 mm), mentre l'inverno più nevoso è il 1882-83 (172 cm) e gli inverni meno nevosi, completamente senza neve, sono stati: 1845-46, 1924-25, 1988-89, 1989-90, 2006-07 (3 delle quali negli ultimi 20 anni).

La serie plurisecolare delle temperature torinesi medie evidenzia la tendenza al riscaldamento atmosferico, nettamente intensificatosi dagli Anni Ottanta. Il 2007, l'ultimo anno analizzato, risulta il più caldo della serie (14,9°C), mentre l'anno più freddo è il 1855 (10,6°C), a seguito della diminuzione della radiazione solare causata da un'eruzione vulcanica. Effetti di altre eruzioni sono visibili negli anni 1836-39 (temperature intorno 11,5°C), mentre a Torino il famoso "anno senza estate" non è stato particolarmente freddo rispetto agli anni precedenti. 

L'analisi dei valori mensili ci mostra inverni nettamente più freddi di oggi (la media di gennaio 1755 fu -5,6°C, quella di gennaio 1767 di -4,7°C, quella di gennaio 1812 di -2,9°C, quella di gennaio 1947 di -3,4°C, tutte molto inferiori alla media del più freddo gennaio dei nostri tempi, il gennaio 1985: -0,7°C), e non erano inusuali minime giornaliere inferiori a -20°C in periferia. Infine, la valutazione delle temperature di tutte le stazioni meteo nella provincia di Torino permette di stimare in circa 2°C l'effetto dell'isola urbana di calore.

Per quanto riguarda i dati delle precipitazioni, essi riguardano due secoli (dal 1803 al 2007) e mostrano come la piovosità sia diminuita dal 1865 e nell’ultimo secolo mostri delle oscillazioni quasi ventennali e, in generale, una grande variabilità interannuale. Statisticamente, il giorno dell'anno più asciutto è il 9 febbraio (probabilità di pioggia dell'8%) mentre il più piovoso è il 27 maggio (42%). I giorni di ottobre non hanno probabilità di pioggia molto elevate, anche se il mese di ottobre è uno dei più piovosi, segno che le precipitazioni sono più abbondanti, ed infatti in tale mese si sono registrati spesso episodi alluvionali nel passato.

Un capitolo a parte è proprio dedicato ai fenomeni estremi: a parte il fortunale che distrusse la guglia della Mole Antonelliana il 23 maggio 1953 alle 19.26, si segnalano diversi temporali con rovesci e grandinate, e soprattutto le piogge di intensità eccezionale che hanno causato fenomeni alluvionali. Famosissimi gli episodi recenti del fiume Po nel novembre 1994 e maggio 2008 e della Dora nell'ottobre 2000 ma anche nell'ottobre 1901, ma il cippo del Valentino ci ricorda che la maggiore piena del Po si verificò il 17 ottobre 1839.

La misura della neve a Torino iniziò nel 1787, per cui si tratta di una tra le serie nivometriche più lunghe al mondo, ed è sicuramente la più lunga al mondo per quanto riguarda i dati giornalieri. Osservando il grafico, si nota come, fino al 1989, la media storica era di 50 cm di neve all’anno (nel solo mese di dicembre 1808 caddero ben 128 cm), mentre dal 1990 si è ridotta a soli 17 cm. A livello di curiosità, i giorni in cui è nevicato di più sono il 2 e 15 gennaio (12%), mentre le nevicate più precoci e tardive risalgono al 27 ottobre 1979 ed al 25 aprile 1972.

La prossima conferenza, fuori programma ed organizzata dal sottoscritto, sarà il 2nd Korea-Italy Joint Seminar on Climate Change, le cui conferenze si terranno nella mattinata presso la sede centrale dell'Università di Torino, in via Po 17, e nel pomeriggio nella usuale sala conferenze del Museo Regionale di Scienze Naturali. A questo evento parteciperanno una decina di scienziati, italiani e coreani, che racconteranno al pubblico lo stato dell'arte della ricerca nei due Paesi e le conseguenze dei cambiamenti climatici in campo ambientale ed economico. Sarà quindi l'occasione per accorgersi di come due Paesi geograficamente lontani come Italia e Corea abbiano in realtà molte problematiche in comune e condividano le stesse preoccupazioni. Altre conferenze sono in pianificazione: tenete quindi d'occhio questo sito, oppure il sito di Nimbus."xxx", sarà tenuta da YYY, di ZZZ, il prossimo WWW, sempre alle 17.45, al museo.

Le figure che seguono sono state tratte dalla presentazione di Mercalli
.

La copertina del volume sul clima di Torino, edito dalla Società Meteorologica Subalpina, finanziato dalla Fondazione CRT e presentato in occasione di questa conferenza: il dipinto, "Temporale sul Monte dei Cappuccini", del pittore ottocentesco torinese Innocenzo Righini.

Un esempio della "meteorologia acquerellata" di Gian Domenico Beraudo, un appassionato torinese di meteorologia: si noti la ricca decorazione floreale che circonda questo riassunto dell'inverno 1784-5 (da novembre 1784 ad aprile 1785) e delle eccezionali nevicate avvenute: non ha nulla da invidiare ai fogli Excel...

Copertina e due pagine del volume "La figura della neve" di Donato Rossetti, edito a Torino nel 1681, una copia del quale si trova presso la Biblioteca Civica di Torino. Si noti la minuziosa ricostruzione della geometria dei fiocchi di neve visti al microscopio (che non era certo quello in uso oggi) e trascritti su carta.

Bernardo Bellotto, in una delle sue vedute torinesi
"Veduta del ponte sul Po", ritrae nel 1745 il ponte sul Po costruito tra il 1406 ed il 1411 e parzialmente distrutto dalla piena del novembre 1706, con sullo sfondo una serie di cumuli verso le Alpi.

L'Accademia delle Scienze come appariva a fine 1700 e come appare oggi: si nota come nella foto vecchia torreggi la Specola, che alloggiava la strumentazione meteorologica, di cui rimangono soltanto i resti nella foto di oggi, dopo l'abbattimento a seguito delle gravi lesioni durante i bombardamenti della seconda guerra mondiale. Tuttavia, era già dal 1865 che la stazione meteorologica era stata chiusa.

Una vista di Palazzo Madama come appariva alla fine del 1800. Si notano le due sopraelevazioni sulle due torri romane: a destra l'osservatorio astronomico, ed a sinistra l'imponente e brutta struttura che alloggiava varie attrezzature, tra le quali la stazione meteorologica. Rimarà così fino al 1919, quando l'osservatorio verrà trasferito a Pino Torinese, dove si trova attualmente, e la stazione meteorologica presso l'Istituto di Fisica dell'Università. Le coperture delle due torri saranno successivamente demolite e Palazzo Madama riprenderà la sua fisionomia.

Foto della facciata del palazzo del vecchio Istituto di Fisica, al fondo di via Valperga Caluso. A fianco della finestra centrale si possono ancora notare i segni della posizione in cui era installata la grande capannina meteorologica, la cui ampiezza appare leggermente superiore a quella della finestra stessa.

L'analisi dei dati di temperatura media e piogge permette di ricostruire i regimi di temperatura e precipitazioni della città. A Torino, come su gran parte del Piemonte, primavera e autunno sono le “stagioni delle piogge”, mentre l’inverno e l’estate solitamente sono più asciutti. Il mese di ottobre, il quarto più piovoso, presenta delle grandissime variazioni interannuali. Le temperature medie mensili variano dai 2,7 °C di gennaio ai 23,6 °C di luglio.

Andamenti dei valori medi per ogni giorno del'anno delle temperature medie della serie (minima, media e massima, linee continue centrali dal basso) e degli estremi. I giorni mediamente più freddi risultano essere, a pari merito, il 6 e il 13 gennaio, mentre quello mediamente più caldo è il 19 luglio.

Questo dipinto fotografa come in un'istantanea la
sospensione dei lavori al ponte sul Po avvenuta nel mese di gennaio del 1812, quando la temperatura media mensile fu di -2,9°C. Presumibilmente, i lavori furono sospesi l'8 gennaio 1812 a causa del freddo (-16,3°C ) che gelò le malte. Presumibilmente, i lavori saranno ripresi non prima del 17 febbraio 1812, all'indomani del disgelo portato da un episodio di foehn (18,1°C alle ore 12 del giorno 16).

I 255 anni di temperature medie giornaliere, talora derivate da osservazioni fatte a diverse ore del giorno, sono state poi omogeneizzate ed usate per derivarne i valori mensili ed annui. Dalla serie dei valori annui si evidenzia la tendenza al riscaldamento atmosferico, nettamente intensificatosi dagli Anni Ottanta del 1900.

Questo grafico mostra la media annua delle temperature minime nel Torinese, calcolata usando tutti i dati disponibili delle stazioni nella provincia di Torino. Si evidenzia bene il fenomeno dell'isola di calore urbana, quantificabile in circa 2°C di notte, e la "cintura termica" alle quote collinari.

La probabilità di pioggia nei vari giorni dell'anno, dedotta dalle osservazioni condotte in 205 anni (1803-2007), mostra che il 27 maggio è statisticamente il giorno con la maggiore frequenza di precipitazioni (ha piovuto circa il 42% delle volte), e che comunque tra aprile e maggio in diversi casi la frequenza supera il 35%. I giorni con frequenza di precipitazione minori sono tra dicembre e febbraio, con il minimo il 9 febbraio (circa il 7%). L'autunno, pur presentando valori cumulati di pioggia ragguardevoli, non mostra valori estremamente alti della frequenza di precipitazioni, almeno rispetto all'estate, segno che in autunno, quando piove, lo fa con intensità maggiore, ed infatti molti episodi alluvionali che hanno colpito in passato il Piemonte e Torino sono  avvenute ad ottobre o in autunno.

Nei 205 anni di rilevamenti della pioggia a Torino, il valore cumulato annuo mostra notevoli variazioni interannuali, con il massimo assoluto nel 1810 (1753.1 mm) ed il minimo assoluto nel 1871 (405.3 mm). Il numero dei casi con precipitazione media annua maggiore di 1000 mm pare diminuire nel 20° secolo rispetto al 19°, ed anche il trend mostra una diminuzione di circa 99 mm al secolo, pur non essendo statisticamente significativo data l'alta oscillazione interannuale. In ogni caso, la piovosità è diminuita nettamente dal 1865. La media corrente mostra, nell'ultimo secolo ed in particolare nell'ultimo cinquantennio, delle oscillazioni ventennali irregolari.

Al Valentino, nei pressi dell'ingresso al Borgo Medioevale, si trova questo cippo che riporta alcuni livelli delle piene del Po. Manca ancora il dato relativo all'ottobre 2000, che andrebbe a collocarsi esattamente 30 cm sotto quello della piena del 1839, ma, si sa, i tempi delle decisioni a volte sono molto più lunghi di quelli meteorologici...

Questa foto mostra le alture di Cavoretto nel giorno 3 febbraio 1941, dopo una fitta nevicata che formò un manto nevoso di 52 cm: come si può vedere dalla grande frequentazione di sciatori torinesi, doveva trattarsi di un fenomeno abbastanza abituale.

Istogramma dell'altezza della neve fresca
cumulata dell'anno idrologico dal 1787 al 2007. Si ricorda che l'anno idrologico parte da ottobre e finisce a settembre dell'anno successivo, in maniera tale da includere l'intero periodo invernale. Si tratta della più lunga serie nivometrica continua esistente al mondo. Il valore massimo è di 172 cm nell'inverno 1882-83. Il valore medio si è ridotto dai 57 cm del periodo 1787-1900 ai 27 cm del periodo 1961-90, come evidenziato anche dalla media mobile su nove anni in rosso.

Questa foto mostra, in corso XI febbraio, gli effetti della nevicata più precoce di tutta la serie storica, avvenuta il 27 ottobre 1979, che apportò solo 5 cm di neve bagnata tra le ore 1 e 10, ma che, a causa del fatto che praticamente tutti gli alberi avevano ancora le foglie, causò diverse grandi alla circolazione, in special modo dei tram, in tutta la città.

Due immagini della nevicata del 25 aprile 1972 a Torino, tratte entrambe nella centrale via Roma. Questo evento rappresenta la più tardiva nevicata con formazione di manto nevoso (3 cm) in città di tutta la serie storica (foto La Stampa).
 

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