Torino, 20 febbraio 2009
Il Giappone farà presto un
esperimento di sequestro ed immagazzinamento sottoterra
dell’anidride carbonica il cui esito potrebbe portare un gran
sollievo all’umanità (qui un riassunto su Carbon Capture Journal). Il 19 Agosto 2008, il giornale
giapponese Nihon Geiza ha annunciato che il consorzio formato dal
governo giapponese e dalle aziende delle centrali elettriche e
petrolifere eseguirà un colossale esperimento di cattura
dell’anidride carbonica dalle centrali elettriche che
verrà confinata sottoterra.
Se l’esperimento avrà successo, potrebbe essere registrato
come la prima volta nella storia in cui la sequenza della procedura di
sequestro, divisione e immagazzinamento della CO2 viene eseguita tutta in una volta.
La procedura di immagazzinare la CO2
prevede di bruciare i combustibili fossili nel solito modo, poi di
sequestrare i gas serra e di seppellirli sottoterra prima che la CO2 catturata possa scapparsene nell’atmosfera. Tale tecnologia di sequestro della CO2
ha il grande vantaggio di riuscire ad eliminare le emissioni delle
centrali elettriche tradizionali dando all’umanità
più tempo per sviluppare le nuove energie alternative che
emettano basse concentrazioni di gas serra (per notizie più dettagliate, vedi anche questo sito). Del resto, questo tipo di tecnologia è in studio da diversi anni (vedi qui e qui).
Secondo il giornale sopraccitato, il governo giapponese, dopo aver
fatto un esame scrupoloso sulla tecnologia promossa dal consorzio di 29
imprese (tra cui Tokyo Electric Power Co., Electric Power
Development Co., Nippon Oil Corp., ed altre compagnie legate
all'ingegneria civile, acciaierie e consorzi chimici), ha in
progetto l’applicazione della tecnologia entro il
2011, per un investimento di oltre 3 milioni di yen. Intanto,
l’obbiettivo prevede che la CO2
prodotta dalle centrali alimentate con combustibili fossili sarà
trasportata ed iniettata nell’ex-deposito di gas naturale che
è lontano 70 Km dalla città di Iwaki, nella provincia di
Fukushima. In questo modo, trattenendo la CO2 emessa dalle ciminiere delle centrali, sarà come se gli impianti elettrici non emettessero del tutto anidride carbonica.
In Giappone, nell’ambito della produzione elettrica, il tasso di
produzione di combustibili fossili delle centrali ammonta ad un quarto
della produzione totale, per cui la quantità della riduzione di
gas serra è ingente. Il consorzio ha anche previsto quale
sarà la modalità dell’immagazzinamento della CO2, il cosiddetto il processo di sigillazione. La CO2
emessa dalle ciminiere viene sequestrata e divisa in una sostanza
intermedia fra liquido e gas, che poi viene trasportata e iniettata in
un luogo che rappresenti un ex-deposito di gas naturale, ed infine il
tutto viene sigillato.
Secondo il RITE (Research Institute of Innovative Technology for the
Earth), teoricamente il deposito può contenere una
quantità di CO2 pari a 150 milioni di tonnellate. Tale cifra
equivale al volume delle emissioni di gas serra nei prossimi 100 anni,
per il Giappone.
Dopo le belle notizie, quelle brutte. La tecnologia di sequestro della CO2, purtroppo, è costosa, in quanto ci vogliono 4200 yen per tonnellata di CO2
da sequestrare, con la tecnologia odierna. A meno che non si trovi un
modo straordinario che permetta di dimezzare la spesa, non sarà
vantaggioso usare questa tecnologia. Inoltre, un’altra pessima
notizia è il fatto che non sono stati verificati la durezza del
deposito di immagazzinamento, la sicurezza della sigillazione
della CO2 e l’impatto sull’ambiente del gas così seppellito.
Tuttavia, nonostante le incertezze relative ai costi eccessivi ed alle
verifiche sulla sicurezza del procedimento, il sequestro della CO2
potrebbe essere un’opzione molto interessante per i Paesi in via
di sviluppo come la Cina e l’India, che stanno sfruttando immense
risorse di carbone fossile per mantenere la loro economia in rapido
sviluppo.
Immagine che mostra la modalità di funzionamento del progetto (tratta da kanso.co.jp). |
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