Il riscaldamento globale procede inarestabile

Torino, 20 marzo 2009

Pochi giorni fa (10-12 marzo), a Copenhagen, più di 2000 tra climatologi, economisti e scienziati sociali, provenienti da 80 nazioni, si sono riuniti per la Conferenza Scientifica Internazionale sui cambiamenti climatici. L'obiettivo era quello di fornire un aggiornamento scientifico per le valutazioni dell'Intergovernmental Panel of Climate Change (IPCC) sul riscaldamento globale. Vediamo qui di seguito che cosa è emerso dalla riunione, anche facendoci aiutare dal tempestivo articolo apparso su Nature già dal 12 marzo e disponibile qui.

Secondo le ricerche condotte da alcuni delegati, le previsioni per quanto riguarda i cambiamenti climatici risultano peggiori rispetto alle stime effettuate solo 2 anni fa, soprattutto per quanto riguarda fenomeni come l'aumento del livello del mare e la perdita di ghiaccio in estate nel mare Artico, che appaiono più intensi e rapidi del previsto, come ha osservato il responsabile del Earth System Analysis dell'Institute for Climate Impact Research di Potsdam (Germania) Stefan Rahmstorf. Secondo Konrad Steffen, climatologo della Università del Colorado a Boulder, i livelli del mare potrebbero aumentare fino a 1 metro sopra quelli attuali entro il 2100, in base alle nuove analisi sulle perdite di ghiaccio provenienti dalla Groenlandia. Questo numero è maggiore di quello pubblicato sul rapporto IPCC del 2007 (59 cm). Entro l'inizio di giugno verrà pubblicato un documento che conterrà le principali novità scientifiche emerse in questo congresso e che sarà utile per l'aggiornamento della situazione che verrà affrontato durante la conferenza COP15 di dicembre dell'UNFCCC (United Nations Framework Convention on Climate Change), che si terrà sempre a Copenhagen e si preoccuperà di valutare i provvedimenti del periodo cosiddetto "post-Kyoto".

Anche l'economista Nicholas Stern si è detto preoccupato e pensa che, a questo punto, i responsabili politici dovrebbero tenere in considerazione le conseguenze di incrementi di temperatura anche fino a 6 °C (o più) rispetto ad oggi, e dovrebbero farlo con urgenza. A questo proposito, nel corso della conferenza si è respirato un crescente timore che il messaggio non possegga una sufficiente capacità di "penetrazione" nell'opinione pubblica. Tra gli scienziati comincia infatti a farsi strada la frustrazione causata dal fatto che, 30 anni dopo la pubblicazione da parte dell'Accademia Nazionale delle Scienze americana di un forte allarme sulle emissioni di CO2 e sul riscaldamento globale, i politici e, in generale, l'opinione pubblica, non hanno ancora preso coscienza dell'urgenza di questo problema. Per questo motivo l'organizzazione dell'ONU che si occupa dei cambiamenti climatici (UNFCCC) non ha ancora definito le azioni specifiche da intraprendere per la mitigazione né tantomeno fissato gli obbiettivi per diminuire le emissioni. E intanto il tempo passa rapidamente.

Tutti i delegati hanno convenuto che sono necessarie azioni più rigorose e urgenti al fine di evitare un 'cambiamento climatico pericoloso' (è attualmente definito come tale dall'Unione Europea un aumento di temperatura di oltre 2 °C al di sopra dei valori preindustriali). 

A tale proposito, vorrei riportare qui di seguito i principali risultati di un articolo pubblicato da Lowe (capo del Mitigation Advice al Met Office inglese, anche lui presente alla riunione) e colleghi questa settimana sulla rivista Environ. Res. Lett. e disponibile qui. Gli autori hanno analizzato i tempi di recupero, a livello di temperature, dagli effetti del riscaldamento globale. Se tale argomento era già stato affrontato in precedenza da altri autori utilizzando modelli climatici intermedi a livello di complessità, questa volta è stato studiato con un modello complesso che risolve esplicitamente il ciclo del carbonio. I risultati mostrano che, a seguito di una rapida diminuzione delle emissioni di CO2, le concentrazioni di COe le temperature diminuiscono molto più lentamente di quanto precedentemente pubblicato.

Gli autori hanno anche eseguito stime di probabilità per la quantità di tempo in cui la temperatura superficiale a livello globale potrebbe rimanere al di sopra delle soglie critiche di riscaldamento. Ad esempio, nell'ipotesi di uno scenario che preveda il picco di emissioni (multigas) nel 2015 prima di una graduale diminuzione del 3% annuo a lungo termine, vi è circa il 55% di probabilità di superare la soglia di +2°C rispetto ai valori pre-industriali. E, cosa ancor più grave, c'è una probabilità del 30% che si rimanga al di sopra di questo livello di riscaldamento per almeno 100 anni, e un 10% di probabilità che la soglia di 2°C possa essere superata per un massimo di 300 anni.


Proiezione della concentrazione di CO2 atmosferica (sopra) e aumento della temperatura sopra i livelli pre-industriali (sotto) simulata con il modello HadCM3LC. Le curve mostrano in nero la forzante delle emissioni relative allo scenario Sres A2 (solo CO2). In verde, blu e arancione sono mostrate le curve di attenuazione relative agli esperimenti in cui la crescita delle emissioni è stata azzerata negli anni (rispettivamente) 2012 (scenario'2012E0 '), 2050 ('2050E0 ') e 2100 ('2100E0').

Probabilità cumulativa di superare particolari  livelli di temperatura nel 2050, 2100 e 2200 relativamente allo scenario 2050E0.

Probabilità di 
superare di 2°C i valori pre-industriali di temperatura. Sono presentati i risultati per i tre scenari 2010P3, 2050E0 e 2100E0.

Uno scenario di questo tipo prevede che le emissioni di gas serra siano ridotte al 50% dei valori del 1990 entro il 2050, e non a caso è simile all'obbiettivo proveniente dalla dichiarazione dei G8 del 2008 "di raggiungere almeno il 50% di riduzione delle emissioni globali entro il 2050". Ma per limitare l'incremento delle temperature sarebbe inoltre necessario perseverare nelle limitazioni a lungo termine anche dopo il 2050. Martin Parry, ex cochair del gruppo di lavoro dell'IPCC sugli impatti sul clima e l'adattamento ed ora presso il Met Office inglese, ritiene che sarà molto difficile arrivare ad avere il picco delle emissioni nel 2015, mentre è più ottimista riguardo la fattibilità della riduzione delle emissioni di CO2 dell'80% entro il 2050, a partire da ora. Tuttavia ritiene che sia indispensabile che, nella riunione di Copenhagen del prossimo dicembre, siano imposti target severi che definiscano quando iniziare e come procedere. 

A questo proposito, pur notando il mutamento di politica nel campo delle politiche energetiche e ambientali portata avanti dal nuovo Presidente americano Barack Obama, che si muove in questa direzione, è opportuno riflettere anche sulla considerazione che sono ben pochi i Paesi che stanno rispettando gli impegni di Kyoto, e per questo Parry insiste sulla necessità indispensabile, nella riunione COP15 di Copenhagen del prossimo dicembre, di trovare un accordo sul come imporre target severi che definiscano quando iniziare e come procedere. 

Per quanto riguarda l'Italia, è noto come siamo lontanissimi dagli impegni di Kyoto (si veda il mio pensiero del 18/08/2008), ma le prospettive non sono rosee e, viene da dire, si preannuncia un clima rovente. Infatti, mentre si susseguono iniziative volte a screditare i risultati ottenuti dai climatologi (tra cui citiamo la tavola rotonda dal titolo "Cambiamenti climatici e ambiente politico" tenutasi lo scorso 3 marzo a Roma senza la partecipazione di nessun climatologo - si veda al proposito qui e qui - , e la seconda lezione annuale dell'Istituto Bruno Leoni, che si è tenuta lo scorso 16 marzo a Milano, dedicata a un incontro con Vaclav Klaus, da tempo denigratore delle politiche energetico-ambientali scaturite dal Protocollo di Kyoto - qui un resoconto), e mentre alcuni "esperti" hanno ripetutamente pubblicato sui giornali articoli che, commentando l'inverno meno caldo del solito (si veda al proposito il mio pensiero del 2 febbraio 2009), parlavano addirittura di inversione del riscaldamento globale fino a pronunciare la parola raffreddamento (per la cronaca, il 2008 si posiziona al decimo posto tra gli anni più caldi, come afferma l'Organizzazione Meteorologica Mondiale nel suo comunicato n. 835 del 16/12/2008), fa notizia l'iniziativa di alcuni senatori del centrodestra volta a richiedere, addirittura a livello europeo, di procedere ad una rivisitazione delle basi scientifiche del Protocollo di Kyoto, e dei successivi accordi a livello internazionale, prima di procedere con l'assunzione di nuovi impegni (notizia tratta da questo sito).

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