Perché il partito dei negazionisti sta vincendo (e noi tutti stiamo perdendo) la guerra climatica

Ho trovato in rete questo articolo, scritto in inglese da James Hrynyshyn (l'originale si trova qui). L'autore è un giornalista scientifico freelance che vive in North Carolina. Siccome ne condivido molti passaggi, soprattutto in un periodo come questo in cui sembra essersi scatenata una gara a chi getta più fango sull'organizzazione IPCC e sugli scienziati di punta che hanno redatto e revisionato il IV rapporto, ho voluto tradurlo per i lettori di queste mie considerazioni. Si vedano, peraltro, anche i rimandi a tutta una serie di documenti integrativi (non tradotti).

Non è che gli pseudoscettici che dominano il partito della negazione del cambiamento climatico siano particolarmente intelligenti; è che sono stati piuttosto fortunati, e le persone schierate dalla parte della scienza si sono rivelate essere umane, dopo tutto. Il risultato è comunque che il partito dei negazionisti si sta dimostrando vincente, e le persone sulla difensiva stanno un po' pensando a cosa fare. 

In primo luogo, si consideri la tempistica degli eventi recenti. 

All'inizio dell'anno, i climatologi sono stati in grado di lanciare quello che avrebbe dovuto essere un contrattacco devastante nei confronti dell'idea, assurda ma affascinante, che il riscaldamento globale fosse stato sostituito da un raffreddamento globale. Le misure mostrano che il primo decennio del secolo è stato il più caldo mai registrato. Non solo, ma il 2009 è stato il secondo anno più caldo mai registrato. Questo nonostante il fatto che, recentemente, sia in corso la fase La Niña del ciclo irregolare ENSO, che raffredda temporaneamente le acque superficiali degli oceani e, di conseguenza, la bassa atmosfera; e nonostante un minimo solare insolitamente lungo, che ha gli stessi effetti qualitativi, anche se non quantitativi, sul riscaldamento del Sole sul nostro pianeta. 

Poi è stata definitivamente affossata la tesi, già ormai moribonda, che l'ubicazione delle stazioni meteo degli Stati Uniti favorisse la presenza di un bias di riscaldamento nei dati di temperatura. Una nuova pubblicazione dello staff del National Climatic Data Center ad Asheville, NC, ha concluso che c'è un bias netto, ma sotto forma di una tendenza al raffreddamento. Se non altro, le temperature negli Stati Uniti sono aumentate più di quanto si pensasse. (Anche se il bias reale è piccolo, il punto importante è l'assenza di un bias di riscaldamento.) 

Tenuto conto di questi fatti, anche uno studente di scuola media potrebbe dedurne che la tesi che ogni segno di riscaldamento sia naturale e di breve durata è semplicemente falsa. E infatti, dopo una serie di storie alla fine dello scorso anno del tenore "non c'è stato alcun riscaldamento a partire dal 1998", soprattutto in gran parte del Regno Unito ma, più sorprendentemente, anche negli Stati Uniti, questo particolare punto di vista non è più uno dei favoriti tra gli esperti anti-intellettuali. Ma questo non li ha messi a tacere. 

Invece, hanno cambiato strategia, passando dall'attaccare la scienza all'attaccare gli scienziati. L'avvento della pubblicazione di centinaia di e-mail private tra i climatologi leader ha reso questo compito facile come sparare ai pesci in un barile. Abbiamo tutti scritto delle cose in fretta che vorremmo ritrattare, ma questo non è possibile in un mondo cablato. E tutti commettono errori. I produttori di auto vendono automobili con acceleratori e freni difettosi perché sono assemblati da esseri umani, proprio come gli autori del rapporto IPCC hanno preso scorciatoie ed aggirato il protocollo perché sono umani. 

Ecco qui le parole di uno dei redattorei del rapporto IPCC Phil Duffy, i cui pensieri su questo tema hanno ispirato i miei:

Le cose capitano, ma cerchiamo di reagire in modo adeguato. I medici fanno errori ogni giorno. (In realtà, gli errori dei medici negli Stati Uniti da soli uccidono centinaia di persone al giorno - l'equivalente di un incidente ad un jumbo-jet). E senza dubbio molti di questi errori avvengono perché vengono ignorate delle ben stabilite procedure, a volte consapevolmente. Questo significa forse che l'intero edificio della medicina occidentale è sbagliato, o che sia pregiudizievole, o che sia il prodotto di una cospirazione, per cui dovrebbe essere cambiato? Certamente no. Inoltre, la professione medica nel suo complesso è ancora tenuta in grande considerazione, come deve essere. 

Non vale la pena ascoltare uno che richiede una inchiesta di massa nella scienza alla base della medicina moderna, o sulle basi ingegneristiche del settore delle auto. Ma gli pseudoscettici sostengono che l'IPCC è sistematicamente fraudolenta semplicemente perché un paio di dichiarazioni tra le migliaia di pagine di documenti pesantemente modificati e ri-scritti (e ri-ri-scritti) citano fonti non peer-reviewed al posto degli articoli peer-reviewed che hanno rifornito come prima sorgente la scienza. 

È controverso, in questi studi, il fatto che il 40% dell'Amazzonia sia suscettibile di siccità? No. È discutibile che i ghiacciai dell'Himalaya si stiano ritirando? No. Sono stati trovati difetti solo nel modo in cui alcune evidenze scientifiche sono state presentate e attribuite. Ma negare la tesi che il riscaldamento globale sia di origine antropica a causa di questi passi falsi sarebbe l'analogo climatologico di chiudere un'intera facoltà di medicina solo perché qualcuno ha correttamente diagnosticato un paziente sulla base di un articolo letto su New Scientist anziché di un articolo letto sul Medical Journal su cui l'articolo [del New Scientist] si è basato. Cattivo giudizio? Sì. Errore fatale? No. 

Eppure, questa non è l'impressione che si ottiene dalla lettura di autori del calibro di George Will, o James Delingpole, o Ian Plimer, o Anthony Watts, o una qualsiasi delle altre fonti discutibili, che ha trovato spazio sulla colonna di destra del Climate Debate Daily. Essi vorrebbero farci credere che i climatologi siano universalmente disonesti e/o stupidi, più degli esponenti di qualsiasi altra professione o attività commerciale. E dopo aver subito anni di insulti alla loro intelligenza e integrità, pochi climatologi di tanto in tanto hanno perso la loro freddezza nella corrispondenza privata, fornendo così ai mercanti del negazionismo il foraggio per questa offensiva nella loro guerra contro la ragione e la scienza. 

C'è stato molto stridore di denti tra coloro che studiano la comunicazione della scienza sulla povertà della comunicazione da parte della comunità dei climatologi. Ma una valutazione onesta è che non c'è alcun modo in cui gli scienziati potrebbero aver anticipato le sfide che devono affrontare. Il mondo non ha mai chiesto prima così tanto ai suoi scienziati. Essi non avrebbero mai potuto prevedere di dover auto-censurarsi i propri messaggi, perché non c'è mai stata una divulgazione paragonabile di corrispondenza privata tra gli scienziati. Con il senno di poi, gli errori di 20-20 sono evidenti. Ma è sempre così, se si parla con il senno di poi, non è vero?

Quindi, dove dovrebbero collocarsi coloro che si preoccupano di trasmettere il messaggio della scienza al pubblico? 

Ho solo un suggerimento in questo momento, anche se, auspicabilmente, altri diventeranno più evidenti in un prossimo futuro. I media dovrebbero smettere di dare tempo e spazio a coloro che non hanno competenza nel settore. Giornalisti che si autoconsiderano in grado di fornire qualcosa di simile alla verità, dovrebber inchinarsi agli editori che insistono sulle false equivalenze, o smettere di farsi chiamare giornalisti. Gli amministratori di notizie a basso costo che pretendono di rispettare i propri lettori, spettatori e ascoltatori dovrebbero compiere un atto di rivolta a chiunque sciva nei blog o lavori in altro modo sotto la loro bandiera e insistere che inizino a rispettare la scienza, se vogliono continuare in tale veste. 

Non si tratta di censura. Grazie ad Internet, tutti possono trovare un modo per spiegare il loro punto di vista. Si tratta di applicare le stesse norme per la questione dei cambiamenti climatici che "rispettabili" media applica ad altri settori come lo sport, gli affari o altri settori. I blogger e giornalisti sportivi per le più importanti organizzazioni di notizie non possono andar lontano facendo statistiche sul baseball per molto tempo. Sarebbero presi in giro fuori dall'ufficio. I giornalisti economici non possono fornire numeri falsi sul mercato azionario perché questa sarebbe una violazione del vero lavoro che dovrebbero fare. Eppure la scienza del clima è in qualche modo diversa. Se si lavora per il Daily Mail e il Telegraph, nel Regno Unito, o per il Fox News (o il Washington Post sezione op-ed) negli Stati Uniti, si può dire o stampare quello che si vuole sulla climatologia, senza riguardo per i fatti. Questo non dovrebbe essere tollerato.

Non è molto, ma è un inizio.

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