L'effetto serra? tutta colpa dello champagne!

Lasciatemi, per una volta, riporre i panni dello scienziato preoccupato per i cambiamenti climatici in corso. Vi voglio far partecipi di una scoperta a seguito di uno studio serio che, però, non manca di far... sorridere. E qualche sorriso a volte non guasta... specialmente se c'è di mezzo lo champagne.

Torino, 8 febbraio 2011

Uno studio di cui sono appena venuto a conoscenza, pubblicato da Liger-Belair e altri coautori su J. Agric. Food Chem. nel 2010 e scaricabile da questo link, ha analizzato le emissioni di CO2 dai bicchieri di Champagne. Gli autori hanno misurato con rigore scientifico le emissioni di questo potente gas serra, effettuando diversi esperimenti in cui veniva variata la modalità di versamento del vino nel bicchiere. Nell'introduzione si ricorda che una bottiglia da 0.75 litri di champagne può contenere fino a 5 litri di gas CO2 disciolto, che ovviamente, in qualche modo (o direttamente, o dopo la digestione in qualche stomaco), viene immessa in aria. Moltiplicando questo valore per il numero di bottiglie prodotte annualmente, pari a circa 250 milioni di bottiglie, si ottiene la quantità di 1250 milioni di litri di CO2 immessi in atmosfera ogni anno. Essendo la densità del gas CO2 pari a 1.977 g/l, la cifra precedente significa 2471 tonnellate di CO2 all'anno: un'inezia rispetto ai 27 miliardi di tonnellate emessi dalle attività umane ogni anno. Inoltre, questa quantità deriva dalla produzione agricola e quindi, facendo parte di un ciclo, non altera la concentrazione globale di CO2.

Tornando allo studio, gli autori hanno concluso che versare lo champagne lentamente nel bicchiere inclinato, come si fa con la birra per evitare di avere troppa schiuma, riduce considerevolmente le emissioni di CO2. Inoltre hanno anche dimostrato analiticamente la relazione tra la temperatura del vino e la sua capacità di trattenere/emettere CO2, concludendo che il coefficiente di diffusione delle molecole di CO2 nello champagne e la sua viscosità (che è fortemente dipendente dalla temperatura) sono i due parametri più sospetti per questa relazione.

Un'intera pagina dell'articolo contiene diverse fotografie in termometria infrarossa che evidenziano la nube di CO2 in uscita dallo champagne nelle due modalità di versamento del vino nel bicchiere. 

L'articolo contiene numerose foto di bicchieri in riempimento, ma i ringraziamenti "We thank Champagne Pommery for regularly supplying us with various champagne samples" fanno intendere che i bicchieri non devono essere rimasti pieni a lungo, naturalmente soltanto per non emettere troppa CO2 ... 

Chi vi scrive sta meditando di ripetere lo studio sullo spumante piemontese, per vedere se la modalità di emissione di CO2 per questo vino italico è la stessa di quella dello champagne. Non vi è, infatti, nessuna legge fisica o chimica che stabilisca che dovrebbero essere uguali. Chissà se riusciremo a trovare qualche finanziamento per questa ricerca?

In ogni caso, nonostante il rigore scientifico che traspare dallo studio, temo che gli autori si candidino automaticamente d'ufficio al premio IgNobel del 2011. Ricordiamo che già nel 1997 il premio IgNobel fu assegnato post-mortem al meteorologo Bernard Vonnegut, dell'Università di Albany, per la sua ricerca «Lo spennamento dei polli come misura della velocità dei tornado», mentre nel 1992 furonoDavid Chorley e Doug Bower a prendere il premio per la fisica per la loro fantasiosa teoria dei campi che avrebbe spiegato le geometrie a cerchi nei campi inglesi.

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