Inaugurazione della mostra "I tempi stanno cambiando" al Museo regionale di Scienze Naturali di Torino

Torino, 17 marzo 2008

Si è inaugurata oggi la mostra sui cambiamenti climatici dal titolo "I tempi stanno cambiando", sottotitolo "Come varia il clima: conoscenze attualie scenari futuri". Il titolo della mostra riprende il titolo di una  famosa e storica canzone di Bob Dylan, e sta a rappresentare i cambiamenti in atto nella nostra società, i cambiamenti climatici già in atto, ed anche il prevedibile cambiamento di abitudini che potrebbe essere forzato dai cambiamenti climatici. 

La mostra è stata realizzata in collaborazione tra la Società Meteorologica Italiana ed il Dipartimento di Fisica Generale dell'Università di Torino, e con il contributo dell'Istituto di Scienze dell'Atmosfera e del Clima del CNR, mentre l'allestimento, che ha coinvolto tre diverse ditte italiane per la realizzazione delle opere, è stata coordinata dalla società ARNICA di Torino sotto la supervisione del dr. Stefano Camanni. 

La mostra si propone di fare chiarezza sul clima attuale, sui cambiamenti climatici di oggi e del passato, sulle problematiche e sulle scelte in campo energetico ed ecologico, e di presentare i dati reali dei cambiamenti climatici in corso, sottolineando le preoccupazioni per il futuro ma lasciando al visitatore la speranza di poter ancora esercitare un contributo attivo e soprattutto rendendolo consapevole di quanto lui stesso può fare, già all’uscita della mostra, per cambiare le cose. Lo scopo, infatti, come del resto si evince dal sottotitolo, è proprio quello di cercare di fare un po’ di chiarezza sulla questione dei cambiamenti climatici cercando di fornire una rassegna, allo stesso tempo di stile divulgativo ma scientificamente rigorosa, aggiornata allo stato dell’arte della ricerca contemporanea sul clima. Se infatti molti hanno sentito parlare almeno una volta del protocollo di Kyoto e dell’IPCC (Intergovernmental Panel on Climatic Change, cioè il comitato intergovernativo sui cambiamenti climatici), un po’ meno noti sono gli obiettivi del protocollo stesso o i risultati scientifici raggiunti dall’IPCC. Quest’anno, tra l’altro, l’IPCC compie 20 anni: è infatti stato fondato nel 1988 come organismo scientifico consultivodell’ONU; inoltre, è stato insignito del premio Nobel per la Pace.

Per il prossimo futuro, i ricercatori sono univocamente concordi nel ritenere che la concentrazione dei gas serra continuerà ad aumentare a lungo anche se la loro produzione dovesse diminuire (cosa che, almeno a breve termine, è molto difficile da ipotizzare, almeno a livello globale): per esempio, le concentrazioni di CO2 potrebbero attestarsi su valori non molto diversi da quelli tipici del periodo geologico terziario. I modelli utilizzati dall’IPCC sono concordi nel mostrare che, come conseguenza dell’aumento dei gas serra, anche la temperatura media globale subirà un aumento significativo, la cui entità non è determinabile con certezza in quanto dipende fortemente dagli scenari economici e dalle modalità di produzione di energia. Più complicata risulta invece la determinazione della variazione della piovosità, il cui segnale è meno omogeneo, ma alcuni studi preliminari permettono di asserire che alcune macroregioni (tra le quali proprio le Alpi ed il Mediterraneo, ma anche la maggioranza delle regioni tropicali ed equatoriali, dove vivono miliardi di persone) potrebbero sperimentare climi molto più caldi e secchi nelle stagioni estive, che potrebbero influire fortemente, in modo negativo, sullaproduttività agricola.

La mostra, che durerà di sicuro fino ad ottobre, e molto probabilmente fino a fine anno, sarà accompagnata da una serie di conferenze, con la partecipazione di studiosi e relatori nazionali e internazionali, e una rassegna cinematografica organizzata da Cinemambiente.

Il primo oratore è stato David King (Università di Oxford), a cui sono seguiti Antonello Pasini (CNR, Roma) e Massimo Frezzotti (ENEA, Roma). Dopo le festività pasquali, parleranno invece Stefano Tibaldi (ARPA Emilia Romagna), Martin Beniston (Università, Ginevra), Reinhard Böhm (Istituto Nazionale di Meteorologia e Geodinamica, Vienna), Christian Pfister (Università, Berna), Marino Gatto (Politecnico, Milano), Piero Lionello (Università del Salento), Filippo Giorgi (International Centre for Theoretical Physics, Trieste), Rosanna Caramiello (Università, Torino), Gianni Mortara (CNR, Torino), Michael Ghil (Ecole Normale Superieure, Parigi), Wolfgang Sachs (Wuppertal Institute for Climate, Energy, and the Environment), Giorgio Celli (Università, Bologna) e Gabriella Massa (Archeologa italo-canadese). Ad ottobre, infine, Luca Mercalli (Società Meteorologica Italiana) terminerà le conferenze illustrando lo studio ultraventennale sul clima di Torino condotto dalla Società Meteorologica Italiana. Molti di questi relatori partecipano ad esperimenti a livello internazionale e sono scienziati di punta nei rispettivi team di ricerca; in questo modo, essi potranno fornire ai visitatori le ultimissime notizie sugli esiti più recenti e più importanti della ricerca nel settore della climatologia e di tutte le scienze ad essa legate.

A livello di cinematografia, invece, saranno proiettati una serie di lungometraggi e di cortometraggi di vario genere, tra i quali alcuni film recenti, che faranno da sfondo al tema della mostra.

L'opuscolo con il programma dei film e delle conferenze si trova a questo indirizzo.

All'inaugurazione, che ha visto, oltre agli organizzatori ed ad una folta rappresentativa di giornalisti televisivi e della stampa, anche la massiccia presenza della Regione Piemonte, con ben tre assessori, di molti docenti dell'Università di Torino e di un pubblico straripante che la nuovissima sala conferenze del Museo non è riuscita a contenere, sono stati ribaditi i presupposti della mostra stessa ed è stato presentato il catalogo freschissimo di stampa, che sarà in vendita per i visitatori che volessero approfondire i temi della mostra. 

Su questo sito cercherò di dar risalto al maggior numero possibile delle conferenze, delle quali cercherò di riassumere le tematiche principali.


L'orso sul ghiaccio che sta fondendo è l'immagine che rappresente l'emblema  di questa mostra. Il ghiaccio simboleggia l'estrema fragilità degli ecosistemi terrestri di fronte alla propompente offensiva della produzione al momento incontrollata di gas serra da parte dell'uomo. Questa, come tutte le altre foto qui mostrate, sono tratte dall'archivio de La Repubblica.

La mostra inizia in una stanza piena di confusione, di messaggi di vario tipo. E così si vede George W. Bush (senior) cercare di convincere Leonardo Di Caprio, portabandiera del nuovo ecologismo made in Hollywood, della bontà dell'idea di risolvere il problema dell'esaurimento delle riserve petrolifere andando a fare la guerra all'Iraq. Giuliano Ferrara invece polemizza con Michail Gorbaciov: il primo, negazionista convinto, ritiene che il clima non stia affatto cambiando, mentre il secondo pensa che stiamo andando verso la catastrofe. E così via. Confronti impossibili allestiti in video davanti a "sedie parlanti", e tutto attorno titoli di giornale che lanciano l'allarme globale.

Qui si accede verso la sezione finale che esemplifica alcuni comportamenti che possono portare ad una riduzione della produzione di gas serra.

Questa è la sezione dedicata ai carotaggi antartici ed ai risultati ottenuti. In primo piano, il cilindro verticale esemplifica la carota glaciale EPICA.

In questo tunnel si parla di modelli e di quale validità associare alle previsioni fatte usando i modelli.

L'isola dedicata ai meccanismi di feedback (retroazione) che possono esacerbare alcune piccole variazioni climatiche.

Una foto di una città moderna vista dall'alto di notte. Un chiaro esempio dello spreco energetico tipico dei nostri tempi. Ridurre i gas serra non significa soltanto migliorare le rese delle produzioni industriali, ma anche agire a casa propria con mille accorgimenti a volte banali.

L'isola che parla dei vari gas serra. Se infatti il più noto gas serra è il biossido di carbonio, o anidride carbonica, ce ne sono molti altri, dall'acqua stessa al metano. I pannelli esemplificano il ruolo dei diversi gas.

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