Prolungata fino a gennaio 2008 l'apertura della mostra "I tempi stanno cambiando" al Museo regionale di Scienze Naturali di Torino

Torino, 1 ottobre 2008

Alla luce dell'enorme successo di pubblico registrato a partire dall'apertura ufficiale della mostra sui cambiamenti climatici "I tempi stanno cambiando", sottotitolo "Come varia il clima: conoscenze attualie scenari futuri" (dettagli su questo sito), la direzione del Museo Regionale di Scienze ha deciso di prolungare la durata espositiva della mostra stessa fino alla prima metà di gennaio 2009, dando così l'opportunità di visitarla a coloro che non l'avessero appena fatto. 

I numeri dei visitatori, del resto, sono molto alti: nei sei mesi e mezzo di apertura, infatti, sono stati ben sessantamila i curiosi che hanno deciso di visionare la mostra e di documentarsi sulle vicende climatiche che stanno accadendo e sulle proiezioni. Tale cifra è seconda soltanto a quella dei visitatori della mostra sui dinosauri (circa 90.000). Senza contare, poi, la partecipazione alle 16 conferenze sinora tenute, sempre affollate da un numero di partecipanti compreso tra cinquanta e cento, ed alle proiezioni dei film, durante le quali spesso le sedie non erano sufficienti a contenere tutti gli appassionati. Un dato positivo, segno del fatto che questa tematica appassiona la gente molto di più di quanto non si direbbe a leggere i titoli dei principali quotidiani o a sentire le notizie televisive, quantomeno i programmi più diffusi. Inoltre, un'altra nota positiva è che molti visitatori sono venuti anche da fuori Torino, e non sono mancati gli stranieri che, giunti a Torino, hanno deciso di visitare la mostra malgrado la difficoltà del linguaggio. I più lontani visitatori di cui sono a conoscenza sono giunti dall'Australia e dalla Corea del Sud. 

Certo, l'offerta "scientifica" è stata veramente di primo livello: dopo l'apertura di David King (Università di Oxford), si sono susseguiti Antonello Pasini (CNR, Roma), Massimo Frezzotti (ENEA, Roma)Stefano Tibaldi (ARPA Emilia Romagna), Martin Beniston (Università, Ginevra), Reinhard Böhm (Istituto Nazionale di Meteorologia e Geodinamica, Vienna), Christian Pfister (Università, Berna), Marino Gatto (Politecnico, Milano), Piero Lionello (Università del Salento), Filippo Giorgi (International Centre for Theoretical Physics, Trieste), Rosanna Caramiello (Università, Torino), Gianni Mortara (CNR, Torino), Michael Ghil (Ecole Normale Superieure, Parigi), Wolfgang Sachs (Wuppertal Institute for Climate, Energy, and the Environment), Giorgio Celli (Università, Bologna) e Gabriella Massa (Archeologa italo-canadese), tutti personaggi di primo piano nel tipo di ricerche che essi portano avanti, e quasi sempre inseriti in team internazionali impegnati in progetti di ricerca molto avanzati. Tra pochi giorni, Luca Mercalli (Società Meteorologica Italiana) terminerà le conferenze illustrando lo studio ultraventennale sul clima di Torino condotto dalla Società Meteorologica Italiana, e le considerazioni sulla serie storica ultrabicentenaria torinese, una delle più lunghe al mondo. 

Ma anche le conferenze non finiranno qui: infatti, il 16 dicembre p.v. Torino ospiterà un'intera giornata dedicata ai cambiamenti climatici, il 2nd Korea-Italy Joint Seminar on Climate Change, le cui conferenze si terranno nella mattinata presso la sede centrale dell'Università di Torino, in via Po 17, e nel pomeriggio nella usuale sala conferenze del Museo Regionale di Scienze Naturali. A questo evento parteciperanno una decina di scienziati, italiani e coreani, che racconteranno al pubblico lo stato dell'arte della ricerca nei due Paesi e le conseguenze dei cambiamenti climatici in campo ambientale ed economico. Sarà quindi l'occasione per accorgersi di come due Paesi geograficamente lontani come Italia e Corea abbiano in realtà molte problematiche in comune e condividano le stesse preoccupazioni. Ed altre conferenze sono in pianificazione: tenete quindi d'occhio questo sito, oppure il sito di Nimbus.

Un importante contributo al successo della mostra lo hanno dato anche le guide del Museo e gli studenti volontari dell'Università di Torino, per la maggior parte provenienti dal Corso di Laurea in Fisica, che hanno deciso di dedicare parecchi fine settimana, nel corso della mostra, a spiegare ai visitatori i punti più salienti della mostra stessa ed a rispondere alle loro domande, pur sapendo che non vi sarebbe stata nessuna remunerazione per loro se non la gratitudine di tutti i curatori della mostra, io per primo, e del personale del Museo. Una scelta, questa, che dimostra come, nelle nuove generazioni, sia presente il desiderio di contribuire in prima persona alla realizzazione di qualcosa in cui si crede, insieme alla preoccupazione per un futuro che potrebbe essere pesantemente condizionato dai cambiamenti climatici. Questo dovrebbe essere un fatto su cui anche i nostri politici dovrebbero riflettere, ma purtroppo la tematica dei cambiamenti climatici è stata assente dai programmi elettorali di tutti i partiti durante le scorse elezioni, a differenza, ad esempio, di quanto sta avvenendo nelle elezioni americane che si svolgeranno tra un mese circa, nella cui campagna elettorale si parla anche, a volte di scienza.

Chi ha visitato la mostra ora avrà le idee un po' più chiare sui meccanismi che controllano il clima, sugli obbiettivi del protocollo di Kyoto e sulle problematiche del post-Kyoto, e saprà che cosa è l’IPCC (Intergovernmental Panel on Climatic Change, cioè il comitato intergovernativo sui cambiamenti climatici), per cui sarà in grado di leggere certi articoli di giornale in maniera un po' più critica. Inoltre, si sarà anche reso conto che è possibile contribuire a ridurre le emissioni di gas serra adottando degli stili di vita più sobri e meno energivori anche nelle proprie case. Emettere meno gas serra significa anche inquinare meno, sprecare meno risorse (producendo meno immondizia), ecc., tutte cose che non hanno necessariamente delle controindicazioni e, anzi, contribuiscono a far risparmiare ed a vivere in modo più sano.

Come responsabile della mostra stessa, devo confessare di essere molto soddisfatto dall'esito della stessa. Due anni fa, pressappoco in questi giorni, insieme a Luca Mercalli, Stefano Camanni ed il Direttore del Museo Ermanno de Biaggi, eravamo seduti di fronte ad un tavolo e stavamo proprio cominciando a pensare come realizzare questo evento, e come cercare di rendere comprensibili a tutti, anche a chi scienziato non è, dei concetti estremamente difficili, complicati e complessi come quelli che stanno alla base della moderna climatologia. Il successo di pubblico ottenuto ci gratifica tutti per lo sforzo compiuto al fine della sua realizzazione, e ci fa essere un po' più ottimisti nei riguardi del futuro, poiché siamo consci che soltanto l'educazione scientifica della popolazione potrà far sì che, in futuro, la gente sia più consapevole di questo tipo di problemi e costringa anche la classe politica ad occuparsene. 

Certo, ci vorrà ancora moltissimo tempo per arrivare a questo, e la strada appare ancora lunga... 

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